Cinque persone licenziate oggi Primo maggio. Una notizia particolare sì ma che fa ancora più clamore se si considera che ad autorizzare l’allontanamento dal lavoro è stato Papa Francesco, colui che stamane nel corso dell’omelia a Santa Marta, ricordando San Giuseppe, aveva rivolto un pensiero a tutti i lavoratori.
"Preghiamo per tutti i lavoratori, perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo", è stata una delle frasi pronunciate da Bergoglio. Poco dopo però ecco la sorpresa che sa di ipocrisia.
Come riporta Il Messaggero, il Pontefice ha autorizzato i licenziamenti dei cinque dipendenti mentre è ancora in corso l'indagine del tribunale per la vicenda dell'acquisto di un palazzo a Londra. Un affare che ha provocato grattacapi in Vaticano anche perché ogni operazione sarebbe sempre stata avallata dai superiori e, in ultima istanza, dal Papa.
Lo stesso sito del quotidiano ricorda che l'acquisto del palazzo londinese è stato un investimento fatto con i soldi dell'Obolo di San Pietro. L’edificio, dopo la Brexit, risultò avere il triplo del suo valore, come aveva spiegato il cardinale Angelo Becciu che quando era Sostituto si era occupato in prima persona della vicenda. Il cardinale Parolin e lo stesso Papa definirono opaca l’operazione. Bergoglio avrebbe voluto arrivare definire il ruolo di alcuni finanzieri esterni al Vaticano che, tra un passaggio e l'altro, avrebbero potuto trarre benefici dall’affare ma, al momento, questa prospettiva sembra arenata.
La notizia dei 5 licenziamenti è arrivata dalla Sala Stampa intorno alle 21 di ieri sera con un comunicato nel quale si spiegava che"nell'ambito delle indagini su alcune operazioni finanziarie «sono stati disposti provvedimenti individuali per alcuni dipendenti della Santa Sede, alla scadenza di quelli adottati all'inizio dell'indagine sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato".
I cinque funzionari sono due dirigenti della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, di un'addetta all'amministrazione, Caterina Sansone, e di due alti dirigenti vaticani: don Maurizio Carlino, capo dell'Ufficio informazione e Documentazione, e il direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza, che ha lasciato il suo incarico per fine mandato. Successivamente si è aggiunto anche monsignor Alberto Perlasca che, nel frattempo, era stato già stato spostato ad altro incarico. Gli indagati, una volta emersa la vicenda lo scorso ottobre, erano stati sospesi cautelativamente dal servizio e dallo stipendio ma successivamente parzialmente reintegrati.
In merito ai provvedimenti della Segreteria di Stato fatti arrivare alle persone indagate, per le quali sono ancora in corso gli interrogatori, non è stata fornita nessuna motivazione giuridica. Sembra che la decisione dei licenziamenti sia stata presa direttamente dal Papa che non ha voluto aspettare la sentenza definitiva del Tribunale. Il funzionario laico Mauriello ad oggi non è stato interrogato dai magistrati e la sua permanenza è stata prorogata fino al 31 luglio.
Caterina Sansone, che fatto da prestanome per il passaggio di proprietà permettendo la gestione burocratica delle pratiche amministrative sotto indicazione dei vertici vaticani, è stata destinata ad un altro dicastero ma è l'unica a non avere perso il posto di lavoro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.