Cronache

Processione con l'inchino. Parla il parroco: "Sarò al fianco dei denunciati"

Il prete del paese calabrese dove si è svolta la processione con "l'inchino" minimizza quanto accaduto: "Si criminalizza e basta"

Un'immagine della processione della Madonna delle Grazie di Oppido
Un'immagine della processione della Madonna delle Grazie di Oppido

Si torna a parlare della processione con l'inchino al boss del paese, finita sotto i riflettori dei media e all'attenzione dell'Antimafia. "La processione ha sempre fatto lo stesso percorso - dice il parroco di Oppido Mamertina, don Benedetto Rustico, in un colloquio con La Stampa -, da decenni fa quel mezzo giro in prossimità di corso Piemonte, si faceva già molto prima che la famiglia Mazzagatti si trasferisse in quella strada". Il sacerdote di fatto nega che vi sia stata l'intenzione di omaggiare Giuseppe Mazzagatti, l'anziano capobastone della cosca che porta il suo nome, ai domiciliari per motivi di salute (condannato all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa). Il giro che si faceva era sempre lo stesso. Lo stesso sindaco, Domenico Giannetta, aveva in parte minimizzato: "Se ci sono stati gesti non consoni noi siamo i primi a prendere le distanze ma ci pare che durante la processione è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni, con la Vara rivolta verso una parte del paese".

Ma torniamo al parroco del paese. "Stamattina - racconta don Rustico - sono andato al bar e il caffè me l’ha offerto una persona il cui figlio è in carcere. Secondo lei non avrei dovuto accettare o forse per questo sono un affiliato?". Poi spiega meglio il proprio modo di intendere l'apostolato: "In questo periodo piace molto il sacerdote che fa le manifestazioni, partecipa ai cortei, lancia slogan. Io scelgo la strada del silenzio e della mediazione, nessuno in questi giorni ha detto che sono presidente di una cooperativa che si occupa di beni confiscati. Per me - continua il sacerdote - la ’ndrangheta si combatte agendo sull’humus nel quale si sviluppa. Gli arresti non servono".

Quanto alla denuncia della Dia (Direzione distrettuale antimafia), il sacerdote non usa mezzi termini: "Si criminalizza e basta. Tra i portatori della statua della Madonna che sono finiti sotto inchiesta c’è chi ha avuto un tumore e ha fatto un voto e c’è anche chi ha avuto problemi con la giustizia, ma la redenzione è per tutti". E aggiunge: in caso di processo "saremo al fianco di questi ragazzi, ci costituiremo con loro non possiamo abbandonarli, perché non hanno

538em;">fatto niente".

Sulla vicenda di Oppido mamertina si è espresso anche Papa Francesco. In un colloquio con Eugenio Scalfari, su Repubblica, il pontefice ha sottolineato che "alcuni sacerdoti tendono a sorvolare sul fenomeno mafioso, naturalmente condannano i singoli delitti, onorano le vittime, aiutano come possono le loro famiglie, ma la denuncia pubblica e costante delle mafie è rara. Il primo grande Papa che la fece proprio parlando in quelle terre fu Wojtyla", e fu "applaudito da una folla immensa". Il Santo Padre ha anche spiegato di voler approfondire la conoscenza del fenomeno mafia: "So quello che fanno, ma mi sfugge il modo di pensare. È questo aspetto che vorrei esaminare e lo farò leggendo i tanti libri che sono stati scritti in proposito e le tante testimonianze".

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