La promessa di Tajani: sarà l'anno zero per la Ue

La promessa di Tajani: sarà l'anno zero per la Ue

La sfida europea del 2018. Al telefono, Antonio Tajani, presidente del Parlamento di Strasburgo, non sembra avere dubbi sulle priorità da affrontare con il nuovo anno: «L'Europa si trova di fronte ad un bivio: o compie un balzo in avanti o rischia di autocondannarsi alla marginalità a livello globale. Per andare in avanti deve avviare profondi cambiamenti: primi fra tutti, il ritorno alla politica e l'abbandono di una visione tecnocratica ed invasiva. Serve anche il cambiamento dei Trattati. Ci vogliono nuove regole che permettano di ridurre le distanze fra istituzioni e cittadini».

Siamo dunque all'anno zero della Ue: quelle di Tajani sono le stesse battaglie che tanti europeisti convinti hanno cercato di portare avanti da tempo con una differenza: adesso, stando a quanto mi ha detto, siamo alla resa dei conti finale. E il discorso vale, a maggior ragione, per tutti noi e per il nostro ruolo nel contesto europeo, come sottolinea lo stesso presidente: «E l'Italia? I cambiamenti non si possono realizzare senza la presenza attiva di un grande Paese fondatore e contributore netto. L'Europa non può ridursi ad un asse franco-tedesco se veramente vuole trasformarsi. Serve una Ue che guardi anche al Sud. Questa è la grande sfida che si troverà di fronte il prossimo governo italiano».

Parole molto significative che sottolineano l'importanza anche sul fronte continentale della prossima tornata elettorale del 4 marzo perché, dopo essere stata, da sempre, al carro di Parigi e Berlino, oggi Roma rivendica, con ancora maggior forza, un ruolo di primo piano sullo scenario comunitario. Se fino a qualche tempo fa continuavamo a chiederci se ci conveniva o no restare legati al carro di Bruxelles ed essere per di più agganciati all'euro, nel 2018 il dibattito salirà di livello: l'Italia resterà nel club europeo, ma sull'altro piatto della bilancia vuole contare molto di più tra i soci dello stesso circolo. E non è un caso che, a guidare il Parlamento di Strasburgo, ci sia oggi un italiano doc, Tajani appunto, così come al vertice della Bce di Francoforte sieda un altro romano de' Roma, Mario Draghi.

Proprio perché l'anno che verrà dovrebbe finalmente segnare la grande svolta dell'Italia in Europa, sarà, quindi, particolarmente importante il responso delle urne alle prossime Politiche anche per i riflessi sullo scenario continentale: una vittoria dei grillini finirebbe, infatti, per annullare tutti gli sforzi per dare voce alle nostre istanze tra i tanti partner di Bruxelles e di Strasburgo che si sono finora dimostrati piuttosto sordi.

Ha ragione Tajani: è il momento di dire basta agli eurocrati che hanno trasformato l'Europa in una specie di «Titanic» in procinto di affondare, in questo caso, sulle bianche scogliere di Dover (leggi Brexit). Qui ci vuole davvero un salto di qualità. E, in tal senso, cento anni dopo Vittorio Veneto, il 2018 potrebbe anche trasformarsi in una vittoria per l'Italia sullo scenario europeo. Speriamo bene.

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