Il 21 febbraio 2001 a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, Erika De Nardo, allora 16enne, uccise con il concorso del fidanzatino Mauro ‘Omar’ Favaro, allora 17enne, – utilizzando un coltello – la madre Susanna Cassini e il fratello 11enne Gianluca. Dopo aver inscenato una rapina finita male, lasciati soli in caserma, Erika chiese a Omar: "Ti sei divertito a ucciderli?". Le sentenze "nell’apparente assenza di un comprensibile movente" hanno condannato a 16 anni Erika, lui a 14.
Ed è proprio ricordando l'episodio di Novi Ligure che lo psichiatra Renato Ariatti prova a spiegare cosa accade in circostanze simili: "Un sentimento non si medicalizza. Una volta si andava dal prete, da un vecchio parente saggio, talora dallo psicologo,ma è soltanto con il passare del tempo che le persone riescono a capire che cosa hanno vissuto. Diciamo che, 99 volte su cento, rimane una storia tormentata", spiega a ilGiorno. Poi però ci scappa anche il morto... "Il caso di Ancona non sembra un fatto d’impeto. Quando si va a un appuntamento con un’arma – osserva lo psichiatra – le cose cambiano, forse c’è sotto del rancore, covato da tempo, o la voglia di farsi giustizia da soli. Ma allora siamo in una dimensione di perdita di confine, di regole disattese e di condotte criminali. Oggi i ragazzi hanno perso il senso del divieto, del rispetto e delle convenzioni sociali perché progressivamente si sono tollerati comportamenti un tempo vietati".
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