Cronache

Puglia, oltre cinquanta arresti nel 2019 per la lotta al caporalato

È il bilancio di pochi mesi di lavoro da parte dei carabinieri di Bari, Lecce, Foggia, Taranto e Brindisi

Puglia, oltre cinquanta arresti nel 2019 per la lotta al caporalato

È il resoconto di un intero anno di lavoro da parte dei carabinieri delle diverse compagnie di tutta la Puglia, in particolare di Bari, Lecce, Foggia, Taranto e Brindisi. Cinquantuno le persone arrestate nell'ambito dell'attività di contrasto allo sfruttamento lavorativo nella regione.
I numeri raggiunti in pochi mesi sono da capogiro. Cinquantuno gli arresti, duecentoventuno denunce, multe per oltre 5 milioni di euro. Sono questi i dati della maxi operazione anticaporalato. Le persone finite in manette sono quasi tutte italiane mentre gli sfruttati hanno perlopiù nazionalità straniera. Dall'indagine, iniziata a giugno e condotta per tutta l'estate, emerge uno spaccato drammatico che coinvolge interi settori produttivi, dall'agricolo al tessile. Nei guai sono finite imprese e aziende che riforniscono la grande distribuzione, sia in Italia che all'estero. Grazie a un'inedita task force, in pochi mesi i militari dell'arma hanno ottenuto risultati in media raggiunti tra i tre e i quattro anni.

I controlli sono nati per iniziativa dei militari e non, sottolineano fonti investigative, a seguito di denunce che, nel caso specifico, non sono arrivate nemmeno in forma anonima. Per la maggior parte dei coinvolti infatti, provenienti da varie regioni dell'Africa e della Cina, denunciare il proprio caporale significa restare senza stipendio, benchè misero, e non ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Ecco perchè il motivo di tanto timore nello sporgere denuncia, a costo della propria vita. In totale sono stati controllati 967 lavoratori, alcuni dei quali non in regola con i documenti. Diverse le condizioni di estremo degrado emerse nel corso dei controlli. Nel migliore dei casi gli operai trovavano dimora in container e prefabbricati, senza bagno e senza riscaldamento. Alcuni uomini, impiegati nei mattatoi, erano invece costretti dai loro titolari a vivere sul luogo di lavoro, in questo caso nell'edificio in cui gli animali vengono macellati. Altri, invece, avevano dimora nelle stalle, insieme agli animali, in condizioni igienico sanitarie precarie.



"Questi arresti confermano che lo sfruttamento in agricoltura è ancora una piaga nel nostro Paese, un fenomeno diffuso ovunque, ma che al Sud in particolare assume spesso forme di vera e propria schiavitù" ha scritto sulla pagina Facebook del Fai Cisl il segretario generale Onofrio Rota e conclude "Occorre davvero fare di più per rafforzare le azioni di controllo, contrasto e prevenzione, e liberare una volta per tutte i territori del Mezzogiorno da un fenomeno ripugnante come il caporalato".

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