- dopo l’ennesima domenica di proteste su Var, arbitri e tutto il resto, va detta una cosa. Una sola: il Calcio è l’unico sport dove se non usano la moviola, qualcuno s’incazza; e se c’è, si incazza lo stesso. Nel basket gli errori arbitrali sono accettati per quel che sono: errori, proprio come un calciatore milionario che tira un rigore alle stelle. E il Var interviene quando serve
- un ex arbitro al Corriere ha spiegato che, dopo il gol annullato, un calciatore ha il diritto di dire all’arbitro “che ca..o fischi”. No: avrebbe il diritto di chiedere “Mi scusi, perché ha fischiato?”. Che è cosa ben diversa. Educare i calciatori ad aver rispetto per i direttori di gara: ecco il vero gol che manca al gioco del pallone
- simpatico giochino su Repubblica. Si parla di possibili candidati alla guida della Nato quando a giugno scadrà il mandato di Stoltenberg. Potrebbe essere il turno dell’Italia. Bene. Pare che gli Usa vogliano un ex primo ministro oppure un ministro degli Esteri o della Difesa, quindi Rep fa un elenco di possibili candidati: tra i premier, Gentiloni e Letta; tra gli ex ministri, Mogherini, Pinotti e Guerini. Notate qualcosa di strano? Sì: che tra i candidati ci sono solo nomi di sinistra. Tra i papabili ci sarebbero tecnicamente Berlusconi, Di Maio, Enzo Moavero Milanesi, Alfano, Giulio Terzi e pure Franco Frattini. Ma anche Elisabetta Trenta, Mario Mauro e volendo Ignazio La Russa. Ovviamente, però, questi vanno scartati perché di destra. Tipo per la Presidenza della Repubblica
- Salvini auspica un “dialogo con Mosca” per risolvere la crisi Ucraina, cosa che più ovvia non si può. E Repubblica che fa? Scrive che il leader leghista “non rinuncia al filo rosso” con Putin, ovviamente declinato in fase negativa. Peccato che sia Emmanuel Macron, cioè l’indiscusso leader degli europeisti, a volare oggi in Russia per trovare “accordo” e “dialogo” con lo Zar. Ma se lo chiede Salvini, apriti cielo
- La Stampa titola: “Covid, l’ultimo miglio”. E nel pezzo cita Speranza, il ministro che scrisse un libro profetico dal titolo Perché guariremo alla fine della prima ondata. Una toccatina apotropaica va fatta
- Annalisa Cuzzocrea sulla Stampa chiede a Conte se l’insistenza “sulla necessità che al Colle andasse una donna” non sia irrispettosa per Mattarella. In una riga distrutti anni di battaglie pseudo femministe della stampa progressista. Non sarà più irrispettoso che un profilo di donna sia stato impallinato apposta per litigi partitici e per (ri)mettere un uomo al Quirinale?
- domanda secca a Conte: “Preferirebbe che Di Maio uscisse dal M5S?”. Poteva rispondere banalmente “No”. Invece s’è affidato ad una perifrasi, o se volete con una supercazzola: “Io sono qui per costruire e rilanciare il Movimento, non ho mai lavorato per distruggere o provocare divisioni”. Tradotto: non mi dispiacerebbe se se ne andasse via
- il tribunale di Napoli sospende il nuovo statuto del Movimento Cinque Stelle e, di fatto, Giuseppe Conte decade il ruolo di capo dei grillini. Perché, scusate: vista la debacle sul Quirinale e la sfida che gli ha lanciato Di Maio, lo si poteva davvero definire leader del M5S?
- i lavori del settore dell’edilizia sono giustamente considerati “usuranti” e dunque danno diritto ad una pensione anticipata. Bene. Il problema è che il mostro che chiamiamo legislatore ha scritto la norma così male che l’Inps non riesce a tradurla in una circolare applicativa. E dunque non si riesce ad attuare. Da ricovero
- storia indicibile di malagiustizia italiana. Greta Gila, modella ungherese di 24 anni, tre anni fa era in Italia e un bel giorno la polizia ha bussato alla sua porta: arrestata, è stata rinchiusa in carcere per 74 giorni con l’accusa di traffico internazionale di droga. Dico: 74 giorni, due mesi e mezzo di carcerazione preventiva, un orrore. Dopo l’inferno ha ottenuto la scarcerazione, l’obbligo di firma e infine l’archiviazione. Per il giudice la notizia di reato era infondata. Eppure un pm l’ha presa e sbattuta in carcere senza porsi tante domande: dieci mesi prima una conoscente della modella era stata pizzicata con un po’ di droga e per giustificarsi aveva detto fosse destinata alla modella. Fandonie. Classico errore giudiziario.
Che è costato a Greta non solo due mesi di gabbio, ma anche la fine della sua carriera. Adesso ha chiesto un risarcimento allo Stato: 100mila euro, e mi auguro riesca ad ottenerli. Una domanda però è d’obbligo: perché dovremmo noi contribuenti pagare errori così marchiani dei magistrati?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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