Gli americani stanno pompando armi in Siria per i ribelli «moderati» in risposta ai bombardamenti russi. L'Esercito siriano libero e gruppi simili hanno ricevuto negli ultimi giorni i missili anticarro Tow. Cinquanta tonnellate di armi leggere e munizioni sono state aviolanciate domenica a una nuova alleanza di ribelli curdi, cristiani e sunniti non estremisti, che vogliono liberare Raqqa la capitale siriana del Califfato.
In risposta il presidente russo Vladimir Putin ha stigmatizzato il rifiuto Usa di collaborare sugli obiettivi da colpire. «Ma come è possibile lavorare insieme? Cosa dobbiamo fare? Mi pare che alcuni dei nostri partner abbiano la pappa in testa» ha aggiunto il nuovo Zar riferendosi agli americani.
I numeri che trapelano sono esagerati, ma è stato annunciato che una forza di 50mila ribelli, in gran parte composta da curdi, assieme a cristiani assiri e a una minoranza di arabi sunniti, si è costituita per combattere lo Stato islamico nel nord della Siria. La nuova formazione, che si oppone al regime di Damasco, si chiama «Esercito siriano democratico» (Jasad). Si presenta come una coalizione che lotta «contro l'estremismo, per la democrazia e il laicismo». Gli Usa hanno abbandonato di recente il programma del Pentagono di 580 milioni di dollari per addestrare i ribelli «buoni», che è clamorosamente fallito per mancanza di uomini. Washington ha deciso di appoggiare le forze curde e cristiane rifornendole domenica con gli aviolanci dagli aerei C 17 di armi e munizioni.
Non solo: gli americani stanno riprendendo l'invio di missili contro carro a spalla Tow ai gruppi più «moderati», che si erano fermati dopo il 2013.
Il New York Times cita Ahmad al Saud, un comandante della Divisione 130, che era stata in parte addestrata dagli americani. Negli ultimi giorni ha ricevuto attraverso la Turchia sette Tow, che hanno centrato il bersaglio distruggendo altrettanti blindati e mezzi corazzati governativi. Adesso i ribelli chiedono pure i missili terra aria a spalla per abbattere i velivoli compresi quelli russi, che fra lunedì e martedì hanno lanciato 88 raid contro 86 obiettivi.
Ieri Putin ha rivelato che Mosca ha chiesto agli Usa «di indicarci gli obiettivi che considerano al 100% terroristi. La loro risposta è stata non siamo pronti. Allora abbiamo fatto un'altra richiesta: potreste dirci dove non dobbiamo bombardare? Nessuna risposta». Secondo il presidente russo gli americani «hanno il cervello in pappa». Sulle forniture di armi a stelle e strisce ai ribelli «buoni», il capo del Cremlino si è chiesto: «Non finirà come l'addestramento del personale militare, che poi tutto arriva nella mani dell'Isis?».
La Russia ha proposto «un incontro ad alto livello politico e militare a Mosca» sulla crisi siriana. E di inviare a Washington una delegazione di alto livello guidata dal premier Dmitri Medvedev per trovare un accordo su una strategia comune contro il Califfato. L'Fsb, i servizi segreti di Mosca, hanno individuato 4000 sospetti finanziatori del terrorismo islamico in 77 regioni russe e 6 paesi stranieri.
Ieri nella capitale russa si sono incontrati il ministro degli Esteri, Serghiei Lavrov e l'inviato dell'Onu Staffan de Mistura per discutere «di tutti gli aspetti della situazione in Siria cominciando da quelli connessi alla soluzione politica».Il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha ammesso che bisogna «utilizzare anche la presenza russa non in negativo ma per l'influenza che ha su Assad» il presidente «ereditario» siriano.
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