Cronache

Suicidio di De Donno, ora scattano le indagini: la procura apre un fascicolo

La procura di Mantova ha aperto un'inchiesta: ora si vuole capire se possano esserci responsabilità di terzi per il gesto estremo

Suicidio di De Donno, ora scattano le indagini: la procura apre un fascicolo

Sulla morte di Giuseppe De Donno restano ancora diversi aspetti da accertare. Incognite che vanno sciolte per poter spiegare con certezza l'estremo gesto compiuto dal dottore, il cui corpo privo di vita è stato trovato dai familiari nella sua abitazione di Curtatone (alle porte di Mantova) nel pomeriggio di martedì scorso. Agli occhi degli inquirenti, secondo quanto trapela da fonti investigative, restano ancora poco chiare le motivazioni che possono aver spinto l'ex primario di Pneumologia dell'ospedale Carlo Poma a un tale atto. Proprio per far luce su tutto questo la procura di Mantova ha aperto formalmente un'inchiesta sul suicidio del medico.

Come trapelato nelle ultime ore, l'intenzione dei giudici sarebbe quella di capire se De Donno sia stato o meno indotto: si sta infatti lavorando per sapere se nel suicidio possano esserci responsabilità di terzi. L'ex primario, si legge su l'Ansa, si sarebbe suicidato impiccandosi. Nel frattempo i carabinieri e il magistrato hanno già sentito i familiari, la moglie e i due figli; inoltre sono stati posti sotto sequestro i cellulari e il computer del medico. Ma le circostanze del gesto non sono state ancora chiarite a distanza di poche ore dalla tragedia.

Quelle parole di De Donno

Nella giornata di ieri sono tornate a galla parole forti pronunciate dal dottore a maggio dell'anno scorso: in un'intervista aveva denunciate che, mentre lui era concentrato negli studi e nel salvataggio di vite umane, in ospedale sarebbero arrivati i Nas. Eventi che gli hanno fatto porre più di qualche interrogativo ma che non lo hanno fermato: "Non so né per cercare cosa né chi li ha mandati. Non cerco polemiche, ma le cose non avvengono a caso. Se qualcuno crede di scoraggiarmi, non ci riuscirà. La comunità scientifica dovrà rispondere ai cittadini di questo".

Le sue dichiarazioni pesanti sono state rilanciate ieri da Paolo Grimoldi: il deputato della Lega ha postato sul proprio profilo Facebook il titolo dell'intervista e adesso pretende verità alla luce di quanto rivelato dall'ex primario. "Chi nel governo Conte mandò i carabinieri a un medico che salvava vite? Perché? Ci sono di mezzo soldi? Voglio il nome, potrebbe essere responsabile della morte del dottore", è la presa di posizione dell'esponente leghista.

Un trauma non superato?

De Donno non avrebbe lasciato alcun messaggio per spiegare la propria azione. Tuttavia, stando al racconto di alcuni ex colleghi, è emerso che la scarsa fiducia verso le sue ricerche potrebbero aver rappresentato un duro colpo psicologico difficile da digerire. Il medico infatti aveva investito davvero tanto anche nelle ricerche sul plasma, una cura che ora però è stata abbandonata nonostante avesse dato i suoi frutti.

Non a caso il direttore dell'Asst di Mantova ha riferito che "l'abbandono del plasma per altre cure per lui è stato sicuramente un colpo decisamente difficile da gestire".

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