Quando i servizi spiavano i comunisti

Gli 007, come racconta il libro di Paolo Mondani e Armando Sorrentino, pedinarono Pio La Torre dal 1952 ad una settimana prima della sua morte, avvenuta per mano dei sicari di Cosa nostra il 30 aprile 1982

Quando i servizi spiavano i comunisti

Per qualcuno sarà una scoperta sconvolgente. I nostri Servizi spiavano e pedinavano i dirigenti comunisti. Pio La Torre, segretario regionale del Pci siciliano, assassinato dalla mafia a Palermo il 30 aprile 1982, non sfuggiva a questa regola. Nel libro “Chi ha ucciso Pio La Torre?”, scritto da Paolo Mondani e Armando Sorrentino per Castelvecchi Rx, vengono pubblicati stralci delle informative redatte dagli 007 nel corso di un trentennio. Si comincia il 22 luglio 1952; quel giorno “il Centro Controspionaggio di omissis (il nome del luogo è sbanchettato) propone all’Ufficio D del Sid che La Torre venga classificato fra gli agenti “sospetti” a favore di organizzazione politica asservita agli interessi dell’Urss. Sette giorni dopo l’ufficio D approva. Classificherà La Torre nel fascicolo 502/M, anno 1952, II sezione”.

Le note si susseguono fino ala vigilia dell’omicidio. L’ultima è del 21 aprile 1982. “Nove giorni prima dell’omicidio – annotano gli autori – telex inviato dal centro Controspionaggio di Palermo alla Prima divisione del Sismi a Roma sull’incontro promosso da Cgil, Cisl e Uil contro l’installazione della base di Comiso. Intervengono Vito Riggio della Cisl, Rosario Nicoletti, segretario regionale Dc, Pio La Torre, Vito De Caro vicepresidente del governo regionale e Salvatore Lauricella, presidente dell’assemblea regionale. L’appunto conclude riassumendo le posizioni di tutti: “niente missili nucleari, né a Comiso né altrove, né a Est né a Ovest, l’unica via praticabile è l’opzione zero, cioè il disarmo graduale”.

Nove giorno dopo, La Torre viene ucciso insieme al suo autista.

Fra le carte consegnate dal servizio ai giudici che indagano sull’omicidio “ci sono – secondo Sorrentino e Mondani - quasi solo le informative su La Torre a cura del centro Controspionaggio di Palermo. E’ impensabile che in 30 anni di lavoro politico svolto sul territorio nazionale nessun altro centro di controspionaggio si sia occupato di lui”.

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