Se il web diventa dipendenza

In Italia 240mila under sedici sono affatti da dipendenza da web: si tratta della “sindrome di Hikikomori” che letteralmente significa “stare in disparte, isolarsi”

Se il web diventa dipendenza

In Italia 240mila under sedici sono affatti da dipendenza da web. A lanciare l’allarme sul rapporto internet e adolescenti è la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). Si tratta della “sindrome di Hikikomori” che letteralmente significa “stare in disparte, isolarsi”. E’ una dipendenza che riguarda diversi adolescenti e che si traduce in un vero e proprio isolamento sociale, caratterizzato dalla costante presenza sul computer dall'uscita di scuola fino a tarda notte. I ragazzi si allontanano dalla vita reale, rifiutano le attività ludiche come sport e occasioni di socialità e trasferiscono totalmente la loro vita in un contenitore virtuale che li assorbe totalmente.

Secondo le ultime rilevazioni, 240mila ragazzini e adolescenti italiani passano mediamente più di tre ore al giorno dinanzi al pc, con esacerbazioni, come la sindrome di Hikikomori. Il fenomeno, già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ‘80, ha incominciato a diffondersi nel 2000 anche negli Stati Uniti e in Europa. Come riconoscere la sindrome? Ci sono caratteristiche precise che la contraddistinguono: il bambino o adolescente frequenta la scuola con un profitto sufficiente e poi viene completamente assorbito dalla realtà parallela, non ha amici, se non la playstation o il computer, e passa 10 -12 ore quotidianamente in una dimensione virtuale.

“Questi adolescenti – spiega la Fnomceo - non sono autistici, né soffrono di fobia scolare: il più delle volte riescono a raggiungere la sufficienza nelle materie scolastiche, confermando che frequentano l'ambiente didattico come una sorta di obbligo, e poi si ritirano dal mondo reale per calarsi completamente in quello virtuale. Si tratta di una delle forme emergenti di dipendenza che sta lievitando, purtroppo, e che spesso viene confusa con situazioni psicopatologiche diverse.

Purtroppo – conclude la Federazione - di questo le Istituzioni italiane non sembrano preoccuparsi ed è un limite evidente, giacché la realtà sociale è fatta anche e soprattutto di queste problematiche con un'espansione clinica che valutiamo quotidianamente. Una dipendenza che va affrontata e prevenuta innanzitutto attraverso la conoscenza del fenomeno che è invece ancora sottaciuto”.

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