Coronavirus

Quei 4mila infermieri in prima linea caduti nell'inferno del virus

Sono circa 4mila gli infermieri impegnati negli ospedali che hanno contratto il virus. "Bisogna tutelarli", dice il presidente della Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche

Quei 4mila infermieri in prima linea caduti nell'inferno del virus

Li abbiamo visti correre, da un reparto all'altro dell'ospedale, laddove l'alternanza tra notte e giorno è scandita dal suono perpetuo dei respiratori. Li abbiamo visti col volto segnato dalle mascherine e gli occhi arrossati per la stanchenza alla fine di un turno massacrante. Sono gli infermieri, eroi in corsia di questi giorni bui, difficili e dispnoici. Sono centinaia, sparsi ovunque e mandati al fronte come soldati disarmati contro un nemico agguerrito e spietato. Loro, più di chiunque altro, si espongono al rischio di un contagio, ogni maledetto giorno di questa guerra esiziale, epocale.

Sono circa 4mila, ormai, gli infermieri in trincea contagiati dal coronavirus. È il dato allarmante che emerge dalle parole di Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, in una nota diffusa a mezzo stampa nella giornata di domenica 29 marzo. "Tra gli infermieri c'è il maggior numero di operatori sanitari positivi a Covid: circa 4mila. - scrive la dottoressa Mangiacavalli - Tra gli infermieri c'è chi muore di Covid per assistere ed essere vicino ai pazienti, ma lo fa comunque senza il minimo tentennamento".

Circa 5mila infermieri hanno 'risposto alla chiamata' della Protezione civile e sono 9.448 gli infermieri che hanno risposto alla chiamata della Protezione civile per dare supporto, aiuto e collaborazione professionale ai colleghi delle zone d'Italia dove c'è il maggior numero di contagi e morti per Covid-19, "quasi venti volte di più della richiesta", precisa il presidente della Federazione. "Non abbiamo mai avuto dubbi come Federazione sulla preparazione, la volontà di vicinanza e di non lasciare mai soli colleghi e cittadini - dice ancora Mangiacavalli - e questa ne è la prova. Le domande avrebbero sicuramente potuto essere anche di più, ma gli infermieri sono pochi e quasi tutti sono già impegnati nelle loro Regioni nella lotta al virus, o direttamente in prima linea o anche assistendo comunque chi sta male e ha bisogno di loro, perchè anche le altre malattie non si fermano. I posti sono solo 500 e loro lo hanno sempre saputo, ma la voglia di esserci, di dare supporto a chi ha bisogno è più forte della consapevolezza che non tutti potranno essere li".

Ma le parole di encomio e riconoscenza non bastano più: "Ci auguriamo che anche che questi 500 infermieri, così come tutti gli altri già in prima linea, possano avere le necessarie tutele (dispositivi di protezione individuale, tamponi, ecc...

) - conclude Barbara Mangiacavalli - per non dover mai cedere al virus e perché anche la loro salute sia tutelata".

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