Lì dove le Sentinelle in Piedi manifestano il loro dissenso al disegno di legge Scalfarotto volano insulti pesanti. Da una parte chi ritiene che il matrimonio sia solo quello tra un uomo e una donna e che un bambino possa crescere esclusivamente all'interno di questo nucleo, dall'altra persone con diverso orientamento sessuale che si vedono negare dei diritti sociali che avvertono ormai come legittimi: il matrimonio e la genitorialità. Un dissidio che è lo specchio di quanto avviene sul tema anche all'interno della Ue. Su 28 Stati membri se ne contano 9 in cui è concesso il matrimonio omosessuale e 8 in cui è ammessa anche l'adozione, mentre negli altri i diritti e i doveri promossi dalla convivenza sono garantiti con forme diverse di unioni civili.
Nonostante l'idea che ci sia la necessità di riconoscere la legittimità delle coppie omosessuali si stia facendo strada anche in Italia, la maggior parte delle persone continua a ritenere che queste non possano rappresentare una sostituzione della famiglia tradizionale per l'educazione dei figli.
Nel nostro Paese esistono già centomila bambini cresciuti da genitori omosessuali, alcuni concepiti in precedenti relazioni eterosessuali e altri nati da lesbiche che sono ricorse alla fecondazione assistita o «fai da te».
È impossibile sostenere che questi figli non si porranno la domanda che tutti i bambini si pongono crescendo: «Chi è mia madre? Chi è mio padre?». Non si tratta soltanto della possibilità di diventare genitori senza rapporti eterosessuali ma anche di avere un genitore biologico anonimo che è una condizione che si lega inequivocabilmente con la propria identità. Numerosi studi documentano che non è l'orientamento sessuale a stabilire il funzionamento o la patologia mentale di un individuo, la sua capacità o incapacità di essere un genitore efficace e in grado di accudire al bambino.
Un genitore omosessuale può farlo con la stessa abilità e amore di un eterosessuale. I problemi cui va incontro il figlio di una coppia omosessuale riguardano invece sia la forte stigmatizzazione sociale del genitore che riverbera sul figlio e rende vulnerabili e fragili entrambi, sia la dinamica psichica con cui il bambino dovrà maturare il suo sviluppo sessuale e la stabilizzazione della sua identità di genere. Fino a qua le scienze umane che si sono occupate dell'età evolutiva si erano confrontate con una realtà familiare costituita dal triangolo tradizionale mamma-papà-bambino, in cui giocano un ruolo la seduzione e la competizione ritualizzate che spingono il figlio verso una sessualità di tipo eterosessuale e alla conseguente procreazione e sopravvivenza della specie. Contrapporsi al mutamento culturale in atto è inutile a prescindere dalle proprie convinzioni etiche o religiose, ma altrettanto ipocrita è sostenere che lo sviluppo che attiene alla sfera sessuale e ai modelli di genere nel bambino non subisca un cambiamento che va analizzato e discusso.
Affinché anche i figli che vivono una situazione diversa da quella che per millenni ha dominato il pianeta possano crescere in una società che è in grado di accogliergli e aiutarli nella loro evoluzione.karenrubin67@hotmail.com
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