Meraviglioso. Non una falsa notizia (la cosiddetta fake news) ma una non notizia. Con la dovuta prudenza se n'è occupato ieri il Giornale, in un articolo preciso di Massimo Malpica. Ma la sua puntuale ricostruzione muove dal presupposto che qualcuno abbia parlato di ciò che potrebbe essere un reato se riferito a simboli o bandiere del nazismo. La bandiera storica dello stato prussiano è semplicemente un documento storico: fu issata per la prima volta il 1° ottobre 1867. Il Procuratore militare Marco De Paolis ha tentato una via d'uscita sofistica rimarcando che «la norma secondo la quale è reato esporre un vessillo che evochi il razzismo vale per i civili e non specificamente per i militari». Non ne sarei così convinto. Perché la minacciata punizione (anche solo disciplinare) per il carabiniere che ha esposto nella propria camera una bandiera neonazista manca del presupposto. Ovvero, il fatto non esiste. E non perché è falso. Il nazismo non c'entra. Anzi il nazismo non c'era. E ridicole le considerazioni del ministro Pinotti davanti a una manifestazione di innocuo collezionismo di oggetti militari, del tutto estranei dalla propaganda nazista o fascista. Qui si vuole limitare la libertà di collezionismo.
Sarebbe come dire che un soldato non può collezionare statue di Napoleone o dipinti di Carlo V. La Pinotti poi si spinge fino a parlare di bandiera nazifascista. Il mostro è il nazismo, nient'altro. E l'altro mostro è l'ignoranza.
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