Il progetto di «Reddito di inclusione sociale» varato da Gentiloni, con l'approvazione al Senato di un disegno di legge-delega, ha aspetti buoni e aspetti discutibili, fra cui la misteriosa copertura finanziaria e il malcerto sistema operativo. È, per ora, uno spot elettorale per le Amministrative e le Politiche. Ed è stato varato mentre veniva pubblicato lo studio dell'Istat «Noi Italia» per il 2016, da cui emergono crescenti situazioni di povertà, elevata disoccupazione, bassa partecipazione al mercato del lavoro. La povertà in Italia dipende in larga misura dalla bassa crescita del Pil e dalla carenza di lavoro per i quali i rimedi prioritari sono la sburocratizzazione, gli investimenti, la liberalizzazione del mercato del lavoro, reso rigido dall'abrogazione della legge Biagi e ora da quella dei voucher. Ma il progetto di Reddito di inclusione sociale (Reis) ha in sé elementi assai migliori del «reddito di cittadinanza» dei 5 Stelle, che stipendia il diritto a un reddito perché s'è cittadini, invitando all'ozio, a sperperare, a non darsi da fare, perché ci pensa babbo Stato, con quali soldi non si sa. Il Reis, che compare come risposta elettorale ai 5 Stelle, avrebbe come beneficiari le famiglie povere, definite con l'Isee, indicatore di basso reddito ed escluderebbe (i criteri lo stabiliranno i decreti attuativi della legge-delega) coloro che possono procurarsi un'occupazione. Consisterà in una social card spendibile in elettricità, gas e altre pubbliche utilità per integrare il reddito sino a un minimo di sussistenza. Non si occuperà, a quanto pare, dei single appartenenti a famiglie di fatto disintegrate, anche se legalmente unite. Sara gestito dall'Inps come l'assegno di inclusione ora vigente, ma non escluderà dal beneficio i poveri Isee proprietari di modesta abitazione propria: spesso è la sola cosa che hanno, senza però i mezzi per pagare l'elettricità. A differenza del Reddito di autonomia e inclusione sociale della Regione Lombardia, da tempo vigente, il Reis trascura la variabilità delle condizioni di bisogno e non dà ruolo al terzo settore. È un modo per cercare di riagganciare la Cgil, che ha firmato il progetto di reddito di inclusione ed è paladina dell'assegno di inclusione. Serve a una parte del Pd nelle primarie e in rapporto alla scissione dell'ala sinistra. Del Reis dovrebbero beneficiare 1,8 milioni di famiglie, comprensive di 700-800mila minori, con un costo di 2 miliardi annui, contro i 200 milioni dell'attuale assegno di inclusione. Quali siano i mezzi per la copertura di 2 miliardi, dato che il governo ha fatto così tanta fatica a reperire i 3,4 della manovra correttiva di 0,2% del Pil e che in autunno varerà la manovra che per il 2018 ha come copertura 19,5 miliardi di aumenti Iva e 23 per il 2019, intesi come clausole di salvaguardia? È del tutto improbabile che il Reis entri realmente in funzione nel 2018 e nel 2019.
Ci sarà forse un aumento di 100-200 milioni rispetto all'assegno di inclusione. Una mancetta, a differenza degli 80 euro in busta paga, con costo di oltre 10 miliardi annui e d'altri bonus renziani. Ma almeno il piccolo bonus gentiloniano dà una mano ai poveri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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