Cronache

Dopo il furto la beffa: "Nel campo rom la polizia non poteva fare nulla"

L'emblematica testimonianza di un cittadino derubato. Con un gps aveva localizzato la refurtiva all'interno di un campo rom, ma non c'è stato nulla da fare: troppo rischioso addentrarsi

Dopo il furto la beffa: "Nel campo rom la polizia non poteva fare nulla"

Lo zaino rubato, la caccia alla refurtiva e un indirizzo: via Candoni, Roma. I tentativi di recuperare il maltolto si sono fermati dinanzi a quel recapito indicato da un'app di geolocalizzazione. In quell'area sorge un campo nomadi di quindicimila metri quadrati, abitato da circa 800 persone: una zona nella quale è sconsigliato e difficile addentrarsi, anche - pare - per le stesse forze dell'ordine. Lo testimonia il racconto di Luca Ioli, un cittadino che nella serata di sabato scorso si è trovato nell'impossibilità di riottenere quanto gli era stato sottratto.

Come racconta Il Messaggero, il malcapitato si era recato assieme alla madre al teatro dell'Opera estivo a Caracalla: un'occasione piacevole conclusasi però con una nota amara. Al suo rientro al parcheggio, prima di fare rientro a casa, l'uomo si era accorto che la propria auto era stata danneggiata (assieme ad altre posteggiate lì accanto): "Il finestrino posteriore destro era rotto e il sedile posteriore era stato divelto. Ho subito notato che mancava uno zainetto dentro il quale avevo messo dei vestiti di ricambio e l'Apple watch". A quel punto, dopo aver disattivato l'orologio sul quale era memorizzata la carta di credito, Luca aveva tentato di rintracciare il dispositvo attraverso un'app.

Ebbene, il gps indicava che l'orologio si trovava proprio in via Candoni 80. "Subito ho chiamato il 112 e ho spiegato la situazione mentre mi recavo sul posto ignaro di cosa ci fosse lì", ha raccontato la vittima, ritrovatasi davanti al mega accampamento che da tempo il Comune di Roma promette di smantellare (senza però passare ai fatti). E qui il racconto dell'accaduto si fa emblematico. "Arrivato lì ho subito individuato la volante della polizia alla quale ho mostrato il telefono con la localizzazione attiva. I due agenti però che mi hanno spiegato che quello è un campo rom di difficile gestione e mi hanno detto di stare attento e di non addentrami. Anzi mi hanno chiesto di far suonare l'orologio (c'è una funzione che lo consente) e loro avrebbero provato a rintracciarlo", ha testimoniato Luca.

Secondo la versione offerta dall'uomo al Messaggero, tuttavia, gli agenti avrebbero effettuato solo un giro "limitrofo" e non si sarebbero addentrati, spiegandogli che senza un mandato non avrebbero potuto perquisire le roulotte presenti. Nonostante il gps indicasse una posizione esatta, il proprietario ha così dovuto desistere dalla possibilità di riavere tra le mani il proprio dispositivo. Va precisato che spesso, attenendosi alle norme e alle procedure previste, polizia e carabinieri si trovano nelle condizioni di non poter fare molto in circosanze analoghe.

Tanto amaro quanto significativo il commento della vittima del furto: "Mi sono sentito beffato due volte. Mi avevano rubato l'orologio e nonostante avessi individuato il punto esatto la polizia non poteva fare nulla di più".

La questura di Roma, sul caso specifico, ha precisato che i due in servizio avrebbero sì chiesto al ragazzo di far suonare l'orologio ma non si sarebbero limitati ad un giro fuori dal campo. Diversamente, i poliziotti sarebbero entrati nella prima parte della baraccopoli ma, non sentendo nessun rumore e non potendo perquisire tutti i container, avrebbero detto al ragazzo che oltre questo non potevano andare.

Nella loro attività di controllo, gli agenti avrebbero anche rinvenuto una piccola discarica con altri oggetti rubati.

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