Cronache

Reggio Calabria, donna muore per una dose eccessiva di psicofarmaci: arrestati due infermieri

Ai domiciliari due dipendenti del reparto di Psichiatria del Grande ospedale metropolitano. Avrebbero somministrato 100 gocce a una 41enne che aveva problemi di insonnia e incontinenza. Sono anche accusati di truffa ed esercizio abusivo della professione medica

L'ospedale di Reggio Calabria
L'ospedale di Reggio Calabria

Avrebbero determinato la morte di una paziente di 41 anni iniettandole una dose massiccia di psicofarmaci, somministrati per farla smettere di lamentarsi e di chiedere assistenza.

Ieri due infermieri del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Laganà e Angelo Salvatore Tomasello, sono stati arrestati e messi ai domiciliari in quanto ritenuti responsabili di omicidio preterintenzionale aggravato, falsità in atto pubblico, peculato, truffa aggravata ai danni del ministero della Sanità e false attestazioni della loro presenza in servizio all'interno dell'ospedale.

Le indagini, svolte sotto il coordinamento del procuratore vicario di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni e del sostituto Nicola De Caria, hanno preso le mosse dalla morte della 41enne, avvenuta il 24 febbraio del 2018 all'interno del reparto di Psichiatria del Gom, dove la donna – su consiglio del proprio medico specialista – era ricoverata da quattro giorni per sindrome bipolare.

Gli investigatori, dopo aver esaminato la cartella clinica e il diario infermieristico, e grazie alle dichiarazioni del personale sanitario e dei parenti, hanno avuto modo di accertare che la donna “versava in condizioni di benessere” durante la sua degenza in ospedale e non mostrava particolari problemi fisici, a parte alcuni episodi di insonnia e incontinenza.

Le indagini hanno consentito di verificare che lo stato di agitazione, l'iperattività e l'insonnia della 41enne avevano reso difficile la sua gestione da parte dei medici e degli infermieri del reparto, che sarebbero stati costantemente impegnati a far fronte alle richieste della donna o a impedirle comportamenti conseguenti alla malattia da cui era affetta.

Secondo quando ricostruito dagli inquirenti, nella notte del 24 febbraio di due anni fa, a causa dei suoi problemi di incontinenza, la paziente avrebbe chiesto più volte l'intervento degli infermieri. E loro, “infastiditi dalla sue insistenze”, le avrebbero somministrato, in assenza di qualsiasi consulto medico, una dose massiccia di psicofarmaci che avrebbe poi portato alla morte della 41enne.

Secondo i consulenti medico legali della Procura, il decesso della paziente sarebbe infatti stato determinato dalla somministrazione di un farmaco non prescritto in cartella clinica, non annotato nel diario infermieristico e di cui i medici che avevano in cura la donna non avrebbero saputo nulla.

La morte sarebbe stata provocata dalla interazione del farmaco somministrato clandestinamente nella notte del 24 febbraio con quello dato dal medico, all'oscuro di tutto, la mattina seguente. Il mix avrebbe determinato una depressione cardiorespiratoria e una serie di eventi clinici successivi che hanno poi portato la paziente alla morte.

Il fatto che alla 41enne sia stata somministrata una dose eccessiva di psicofarmaci è emerso dalle sue stesse parole: la mattina del 24 febbraio, infatti, la donna ha inviato alcuni messaggi vocali a parenti e amici nei quali specificava che, nella notte, gli infermieri le avevano dato 100 gocce di uno psicofarmaco.

Tomasello e Laganà devono difendersi anche da altre accuse. Secondo quanto accertato dagli investigatori, si appropriavano indebitamente di farmaci e presidi ospedalieri per usarli durante la loro collaterale attività infermieristica svolta a domicilio, senza peraltro aver mai ottenuto l'autorizzazione dell'azienda sanitaria. Una parte dei farmaci sottratta all'ospedale è stata rinvenuta nel corso delle perquisizioni domiciliari subite dai due infermieri.

Tomasello e Laganà, inoltre, sono accusati pure di truffa aggravata ai danni dello Stato perché avrebbero falsamente attestato la loro presenza in servizio tramite la timbratura del cartellino elettronico marcatempo.

Come se non bastasse, i due medici sono indagati per esercizio abusivo della professione medica: prescrivevano e fornivano medicinali e psicofarmaci a soggetti bisognosi di cure.

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