Una "Repubblica" fondata sul Cavaliere

Parte terza. L'avevo detto. Come se l'avessi saputo. Ma non l'avrò ispirato? Colpito e affondato, Michele Serra è sparito, la sua amaca è stata fatta scendere dall'incongruo spazio sopra la testata della Repubblica

Una "Repubblica" fondata sul Cavaliere

Parte terza. L'avevo detto. Come se l'avessi saputo. Ma non l'avrò ispirato? Colpito e affondato, Michele Serra è sparito, la sua amaca è stata fatta scendere dall'incongruo spazio sopra la testata della Repubblica. Il giornale si presenta oggi rinnovato, con una severa grafica, un nuovo sgarbiano, libero e impetuoso, condirettore, Tommaso Cerno; e lo scrittore comico è stato malinconicamente deportato a pagina 57, in un'opaca colonnina. D'altra parte, in natura, niente può stare sopra la testa, è nell'ordine delle cose. Ma la novità non è soltanto nella morigerata veste con cui si mostra il quotidiano, ma nell'incredibile dichiarazione del suo fondatore, Eugenio Scalfari, in favore di Berlusconi contro Di Maio. Le amache vengono fatte scendere, Scalfari diventa berlusconiano. Si può andare oltre. Provare a stuzzicare l'antico giornalista, diventato nuovo filosofo, con altre contrapposizioni forzate. Così non è escluso che, alla domanda: «Tra Renzi e Berlusconi chi sceglierebbe?», Scalfari indichi ancora Berlusconi. Che dire? Che fare? Il mondo è cambiato.

Meno di cinque anni fa il disorientato vincitore delle elezioni, uomo di sinistra come Scalfari, Pier Luigi Bersani, si era ostinato a scegliere, per le necessarie alleanze, i Cinque stelle; e ne fu travolto. Oggi il pronunciamento del vecchio fondatore apre la strada alle future larghe intese. Decadenza dei tempi. Berlusconi non è più un nemico.

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