Cronache

Responsabilità e (più) sostenibilità: la strategia anti-covid di Parmalat

Responsabilità, sostenibilità e innovazione. In un anno stravolto dalla pandemia, Parmalat (gruppo Lactalis), è rimasta saldamente legata ai principi cardine del proprio lavoro. L'intervista al Dg Giovanni Pomella

Responsabilità e (più) sostenibilità: la strategia anti-covid di Parmalat

Responsabilità, sostenibilità e innovazione. In un anno stravolto dalla pandemia di coronavirus, Parmalat e con essa il gruppo Lactalis, rimane saldamente legata ai principi cardine del proprio lavoro. Le incognite sul futuro, causa Covid, ci sono ed è inutile negarlo, ma lavorando bene e in sicurezza, in concertazione con la comunità, tutelando l’ambiente e rispettando anche il benessere animale, i risultati arrivano. Sempre e comunque. "Quanto alle politiche commerciali dovremo intensificare gli sforzi sull’innovazione, sulla creazione di valore nella filiera e sul servizio al consumatore", racconta a ilGiornale.it Giovanni Pomella, Direttore Generale Parmalat, spiegando quali sono - e quali saranno - i traguardi e sfide della società.

Parmalat come ha gestito l’emergenza Covid? A livello del personale - sicurezza, tutela e riconoscimenti ai lavoratori – e a livello di ciclo agroalimentare - riorganizzazione del lavoro e produttività – cosa è stato fatto?
"Le nostre persone hanno dimostrato grande senso di responsabilità per assicurare continuità a un settore - quello lattiero – vitale non solo per i consumi delle famiglie, ma anche per la filiera zootecnica aiutando a garantire sempre il presidio delle attività di raccolta, produzione e distribuzione"

Il settore alimentare non ha avuto soste nonostante la pandemia...
"Esatto e fin dalle prime fasi dell’emergenza abbiamo scelto di prediligere la strada di maggiore precauzione e salvaguardia per i nostri dipendenti, distribuendo i dispositivi di sicurezza personali con uno sforzo molto importante per salvaguardare la salute dei nostri collaboratori e dare sicurezza sul posto di lavoro"

Come ci siete riusciti?
"Grazie al network internazionale del Groupe Lactalis e a una grande reattività delle diverse funzioni rispetto alle sfide poste dalla pandemia. Questo atteggiamento ci ha permesso di superare le prime drammatiche settimane e ha trovato un positivo riscontro non soltanto all’interno dell’azienda, ma anche dai clienti e fornitori. Contemporaneamente abbiamo lavorato sulla diffusione di informazioni puntuali dando a tutti i nostri collaboratori gli strumenti per meglio affrontare le problematiche della pandemia sia sul posto di lavoro, sia a casa, lavorando sulla responsabilizzazione rispetto ai comportamenti da adottare. Abbiamo cercato di ridurre le occasioni di contagio lavorando sul piano organizzativo con il ricorso al lavoro agile, il distanziamento sul posto di lavoro e l’adozione di tutte le procedure e misure di sicurezza via via indicate dalle autorità e comunque necessarie. Inoltre, abbiamo poi scelto di concentrare le attività produttive sui reparti essenziali per fornire al mercato i beni di prima necessità e garantire il puntuale ritiro del latte ogni giorno agli allevatori".

Come state affrontando la nuova fase e quali sono le sfide per il futuro di "convivenza" con il coronavirus?
"L’immediato si presenta particolarmente complesso da leggere: dopo la fiammata dei consumi conseguente al periodo di lock down, per il momento stiamo constatando un vistoso rallentamento dei consumi che si attesta su volumi scambiati molto simili a quelli che registravamo nel periodo precedente all’esplosione dell’epidemia, on l’esclusione del consumo fuori casa (dai bar ai ristoranti) che rimane ancora molto al di sotto del periodo precedente"

A tal proposito, cosa ha comportato la riapertura?
"Il consumo di quei prodotti che erano rimasti negli stock delle famiglie italiane come il latte UHT e questo porta in questo primo periodo i consumi in territorio negativo. A questo si uniscono le difficoltà economiche, un comprensibile senso di incertezza sul futuro che si esprime con una riduzione alla propensione al consumo, che probabilmente non troverà una inversione di tendenza nei prossimi mesi".

Ecco, guardando più in là cosa vede?
"La seconda parte dell’anno credo che da un punto di vista economico potrà essere la più difficile sia dal punto di vista dei consumi, che per la gestione della liquidità delle aziende. Sulla sicurezza ci siamo posti nelle condizioni di poter continuare a garantire le misure più cautelative finché sarà necessario operare assicurando i presidi di sicurezza individuali e gli spazi per il distanziamento"

Da leader del settore, le imprese come possono uscire da questa crisi?
"L’epidemia Covid ha accelerato una serie di tendenze di consumo. Occorrerà rinnovare l’attenzione alle politiche di sostenibilità di cui ci eravamo fatti portavoce nel nostro settore, continuando a sviluppare il nostro impegno non soltanto nelle azioni di tutela ambientale e di attenzione al benessere animale, ma incrementando soprattutto nel medio periodo le iniziative di concreto sostegno al tessuto sociale in cui operiamo. Quanto alle politiche commerciali dovremo intensificare gli sforzi sull’innovazione, sulla creazione di valore nella filiera e sul servizio al consumatore. Le due grandi incognite per il 2021 saranno la capacità di spesa degli italiani che potrebbe portare ad una diminuzione dei consumi e ad un impoverimento del carrello con una conseguente fase recessiva mentre la ripresa dei consumi fuori casa che oggi sono ancora ben lontani dai livelli pre-pandemia"

L’emergenza ha mutato le abitudini degli italiani: quali strategie di business svilupperete per venire incontro a questo cambiamento?
"Durante il lockdown le abitudini di spesa hanno subito un forte cambiamento. Abbiamo registrato un consistente traffico presso i negozi di prossimità, mentre l’e-commerce ha avuto una accelerazione per certi versi inaspettata in un Paese come l’Italia un po’ lento ad adottare la moneta digitale e la spesa on line. È anche leggendo queste tendenze che sarà possibile pianificare i prossimi passi sul mercato; Lactalis in Italia ha attivato sistemi di home delivery che sfruttano la nostra rete di distribuzione per fornire un reale servizio alle famiglie italiane per i prodotti freschi ed una piattaforma e-commerce di tipo tradizionale per i prodotti ambiente. Anche in questo caso vedremo nella prossima fase di consolidamento quanto questi cambiamenti rimarranno nelle abitudini degli italiani"

Che cosa del modello Lactalis, gruppo di cui fate parte, può essere preso come esempio virtuoso dalle imprese in difficoltà?
"Sostenere i territori in cui siamo presenti e a cui siamo storicamente legati penso sia stata la migliore dimostrazione di uno dei valori del nostro Gruppo: il coinvolgimento. Ci siamo stretti attorno alle comunità in cui siamo presenti e abbiamo partecipato a numerose iniziative di sostegno al personale medico degli ospedali maggiormente coinvolti nell’emergenza con donazioni di prodotti o di presidi medico sanitari che erano a nostra disposizione. Continuiamo a contribuire a forme di sostegno alle tante famiglie in difficoltà economica attraverso donazioni di prodotti al Comune di Milano, alla Croce Rossa, al Banco Alimentare, alla Caritas e a tante Onlus locali. Continueremo a farlo anche in futuro trovando nuove e diverse forme di sostegno alla collettività. Inoltre, nei momenti difficili dell’emergenza nonostante l’arresto totale dell’intero settore del Food Service per il lock down abbiamo sempre garantito la raccolta latte dai nostri conferenti, confermando la solidità ed affidabilità di Lactalis in Italia.

Alcuni tra i più importanti protagonisti della filiera agricola, come Finlatte, nostro storico socio in Centrale del Latte di Roma, hanno sottolineato il costruttivo sostegno prestato da Parmalat durante l’emergenza al mondo allevatoriale, un esempio dell’attenzione del nostro Gruppo alle realtà locali nelle quali operiamo e una garanzia di impegno, come sempre fatto, a sostegno della filiera italiana".

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