Cronache

Restituirono la pistola all'assassino: due medici a giudizio

Disposto il rinvio a giudizio per omicidio colposo per i due dottori che permisero a Luigi Capasso di riavere l’arma di ordinanza. Secondo la Procura la morte delle piccole Alessia e Martina si poteva evitare

Restituirono la pistola all'assassino: due medici a giudizio

Andranno a processo per omicidio colposo i due medici che restituirono l’arma a Luigi Capasso, il carabiniere che nel febbraio del 2018 a Cisterna di Latina uccise con la pistola d’ordinanza le due figlie, ferì gravemente la moglie e poi si suicidò.

Una strage che si poteva evitare

Secondo il pubblico ministero della Procura di Latina, Giuseppe Buontempo, la strage si poteva evitare. Per l’accusa, infatti, i due medici, Quintilio Facchini e Chiara Verdone, non si sarebbero accorti del fatto che Capasso già manifestava segnali di squilibrio per i quali non avrebbe dovuto avere l’arma di ordinanza. Pistola che gli era stata tolta dal Comando dei carabinieri qualche settimana prima della strage. In questo modo, secondo il pm, i due medici avrebbero contribuito all’omicidio di Alessia e Martina, le due figlie uccise da Capasso. Dovranno dunque difendersi dall’accusa di omicidio colposo, dopo il rinvio a giudizio disposto dal Giudice per l'udienza preliminare di Latina Mario La Rosa.


Dallo stalking agli omicidi in una mattina di febbraio

La mattina del 28 febbraio 2018 Luigi Capasso impugnò la pistola di ordinanza e ferì la moglie Antonietta Gargiulo mentre si recava al lavoro e poi, barricatosi in casa, uccise le figlie Alessia e Martina di 7 e 13 anni, per poi suicidarsi. Il carabiniere non si rassegnava alla rottura del rapporto con la moglie. Il comando dell’Arma gli tolse la pistola di ordinanza dopo le segnalazioni e la denuncia della moglie per comportamenti violenti, telefonate, molestie, aggressioni, una addirittura avvenuta sul luogo di lavoro della donna. Insomma, secondo il pubblico ministero Buontempo se i medici avessero esaminato diversamente gli atti, la pistola a quel carabiniere assassino non avrebbero concesso di riprenderla.

La difesa, che annovera gli avvocati Orlando Mariani e Luciano Lazzari, ha voluto commentare così la decisione del giudice per l’udienza preliminare: "Il rinvio a giudizio non è certo un pronunciamento di colpevolezza. Di fronte ad un fatto tanto doloroso e grave capiamo e rispettiamo la decisione del giudice che ha ritenuto di dover far valutare ed accertare in dibattimento l’eventuale esistenza di colpe e responsabilità".

Il processo davanti al giudice Velardi prenderà il via il 16 marzo del 2023.

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