Cronache

"La Ri-Scossa dei Terremotati": proteste a Roma e Salaria bloccata

Le popolazioni colpite dal terremoto protestano contro l'abbandono delle istituzioni: presidi nelle zone distrutte dal sisma e davanti a Montecitorio, Salaria bloccata con i trattori ad Amatrice e Arquata del Tronto

"La Ri-Scossa dei Terremotati": proteste a Roma e Salaria bloccata

I sopravvissuti ai terremoti che hanno squassato il Centro Italia nei mesi scorsi sono scesi in strada per protestare: "Lo Stato ci ha abbandonato".

Diversi presidi sono stati organizzati per la manifestazione "La Ri-Scossa dei Terremotati" di oggi, che si svolge contemporaneamente nei luoghi colpiti dal terremoto e nella Capitale, avanti a Montecitorio. "La situazione del Centro Italia si aggrava di giorno in giorno. A quasi otto mesi dal primo sisma quello che rimane dei nostri paesi sono solo le macerie. Il Centro Italia sta morendo e nessuno interviene, ci avevano detto che non ci avrebbero lasciati soli, e invece l'hanno fatto", si legge nel manifesto-volantino che annunciava la manifestazione.

I presidi nelle zone colpite

Uno dei presidi è a Grisciano, la frazione di Accumoli dove già ad inizio gennaio si svolse una prima iniziativa di protesta contro la gestione dell'emergenza terremoto. "La situazione è critica - ha spiegato un uomo alle telecamere di Rainews24 - i politici ci hanno detto un sacco di bugie". Una commerciante chiede il ripristino dei negozi colpiti a costo zero: "Non possiamo accendere mutui per pagare l'Iva". "È dal 15 gennaio che manifestiamo - aggiunge un anziano - Significa che lo Stato ha fallito. Ci hanno detto che non ci avrebbero lasciati soli, sono riusciti ad abbandonarci".

La Salaria bloccata

Da qualche minuto i manifestanti riunitisi nello "stallo" della frazione di Torrita, ad Amatrice, uno dei 10 presidi organizzati, hanno occupato e bloccato la statale Salaria con mezzi agricoli, rendendo impercorribile la consolare che attraversa l'area del cratere sismico. Il presidio di Amatrice si è popolato di persone sin dalle prime ore del mattino, con la presenza di alcuni comitati civici del territorio nati subito dopo le scosse devastanti del 24 agosto.

Un secondo blocco della Salaria con i trattori si registra nello "stallo" di Trisungo, frazione di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), nelle Marche, uno dei paesi più colpiti dal terremoto del 24 agosto, e dalle successive scosse sismiche, dove da stamattina stazionano circa 150 persone. Sul posto, oltre ai comitati territoriali, anche associazioni di paesi limitrofi.

Le richiesta

Chiedono un tavolo con il Governo, la protezione civile e i capigruppo dei partiti entro una settimana, altrimenti, assicurano, ci saranno nuove proteste e hanno detto di essere pronti a "bloccare l'Italia": "Vogliamo una risposta entro una settimana da parte del governo e dei capi dei gruppi parlamentari di Camera e Senato, altrimenti non ci spostiamo più dalla Salaria e bloccheremo il Paese".

"Il reale problema - spiega una coltivatrice di Torrita di Amatrice alle telecamere di Rainews24 - è che le nostre terre sono abbandonate dal 24 agosto. Si sta pensando a ricostruire scuole, cinema, ospedali. Ma il problema vero è lo spopolamento. Era importante far rimanere la nostra gente sul proprio territorio, perché sarebbe significato far ripartire il territorio". "Non si sta più parlando di viabilità - aggiunge una manifestante - Dobbiamo fare le strade altrimenti restiamo isolati. La gente non può raggiungere amatrice, ma come facciamo a far ripartire il territorio".

Le proteste davanti a Montecitorio

Oltre un centinaio di persone ha portato la protesta fin davanti il palazzo di Montecitorio, sede della Camera, chiedendo più risorse e risposte più concrete da parte del governo per quanto riguarda la ricostruzione nelle zone del centro Italia colpite dal terremoto negli ultimi mesi. A scendere in piazza sono, prevalentemente, abitanti di Amatrice e di paesi dell'alto maceratese, come Camerino e Castelsantangelo, coordinati da due comitati: "La terra trema, noi no" e "Quelli che il terremoto". Alla manifestazione non è presente alcun sindaco (GUARDA IL VIDEO).

Armati di trombette, fischietti e striscioni, si sono radunati in piazza Montecitorio per chiedere un rapido intervento da parte del governo e delle istituzioni. "Sono passati sette mesi di parole - si è sfogata davanti alle telecamere di SkyTg24 Francesca Mileto, tra i coordinatori dell'iniziativa - e c'è ancora gente che dice "bravi", ma che cosa hanno fatto? Non hanno fatto niente. Nemmeno rispetto per i morti. Non c'è bisogno che vi mandiamo un invito. Avete rotto le p... dovete stare in mezzo al popolo".

Molti di loro indossano una maglietta sulla quale si legge "Sisma centro Italia. Noi con voi". "Chiediamo, innanzitutto, più risorse, ma anche risposte immediate con l'avvio della costruzione dei moduli abitativi, che ancora non è iniziata", racconta Diego. "La gente sta abbandonando le terre e noi non vogliamo questo", aggiunge Francesco protestando con una certa verve nei confronti dell'ultimo decreto terremoto, varato dalla Camera pochi giorni fa e ora passato senato: "non c'è nulla - ha detto - e noi continueremo a manifestare finché non vedremo tornare la luce nelle nostre case e non avremo la possibilità di tornare a vivere nei luoghi in cui siamo cresciuti". Francesco sottolinea, infine, che "a sette mesi dal terremoto non sono ancora state rimosse quelle quattro macerie e questo è da paese del terzo mondo. Se non lo faranno loro, lo faremo noi". Il decreto in questione contiene la terza tranche di interventi in favore delle popolazioni colpite dal sisma, in particolare, un anticipo di 300 milioni per interventi immediati.

I cittadini terremotati del Centro Italia in presidio davanti a Montecitorio sono partiti in corteo fino al Pantheon. Chiedono alle istituzioni una maggiore attenzione per far ripartire il territorio.

Il sindaco di Arquata

"Io sono il primo a cercare non mettere benzina sul fuoco, ma la situazione è esplosiva. Noi siamo istituzioni e non partecipiamo a queste manifestazioni, ma sono cittadini e sappiamo il loro grado di esasperazione - afferma Aleandro Petrucci, sindaco di Arquata del Tronto, all'Adnkronos - Da quello che so, non è una protesta contro i comuni e gli enti locali, ma a livello nazionale: si sentono un po' abbandonati. La burocrazia è tanta, la situazione non è rosea. La gente sa che fra poco dovrà andare via dagli alberghi in vista della stagione estiva, è nell'incertezza e di ricostruzione non se ne parla, noi sindaci siamo i primi a subire le conseguenze".

"Il mio comune è uno dei pochi che non ha più nessun abitante: ho dovuto fare un'ordinanza di sgombero totale e la situazione si riverbera sullo stato dei cittadini che da mesi sono in questa situazione - prosegue Petrucci - Il governo deve fare le zone franche.

Il cratere si è allargato, ma si devono iniziare a selezionare i comuni che hanno avuto danni ingentissimi e per i quali serve un'attenzione maggiore sia dal governo che dalle normative".

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