Presa la banda di ladri "cannibali": come agivano

L'indagine riguarda una banda criminale attiva nelle province di Cremona, Piacenza, Pavia e Monza

Presa la banda di ladri "cannibali": come agivano

Una vasta operazione del comando provinciale dei carabinieri di Cremona, che ha visto impegnati oltre cento militari, ha portato all’arresto di dodici persone, nei confronti delle quali pende l’accusa di furto e appropriazione indebita di auto, ricettazione e riciclaggio. L'indagine riguarda una banda criminale attiva nelle province di Cremona, Piacenza, Pavia e Monza. Le ricerche degli inquirenti hanno consentito di individuare il vertice del gruppo malavitoso nei componenti della famiglia Taino di Robecco d'Oglio, già nota nell'ambiente dei furti e del riciclaggio delle automobili, con capacità delinquenziali anche a connotazione transazionale. Le parti dei veicoli venivano commercializzate anche in Slovenia, in Croazia (grazie ad un compiacente rivenditore sloveno) e in Africa, come dimostrano i numerosi pezzi di componenti "automotive", per un valore di almeno 300mila euro, già imballati e pronti a partire alla volta del Ghana.

Il volto legale del gruppo aveva anche consentito ad alcuni degli arrestati di apparire come autorevoli esperti nel crescente mercato dei rari e costosi ricambi delle auto d'epoca, che, come riporta il Corriere della Sera, venivano “cannibalizzate” nei capannoni. Il sodalizio criminale, però, era anche specializzato nel soddisfare il mercato dei collezionisti di auto prestigiose per tipologia, palmares sportivo e rarità. Un caso riguarda il furto di una Lancia Delta Integrale Martini, rubata nell'ottobre 2019 da un capannone di un imprenditore in provincia di Brescia. Certamente non destinata allo smembramento, bensì conservata come modello unico, impreziosito dall'avere la carta di circolazione intestata al pilota italiano, due volte campione del mondo rally Massimo "Miki" Biasion.

La banda disponeva di equipaggiamenti e attrezzature altamente professionali, tra cui alcuni apparati per alterazione dei codici delle centraline elettroniche e "jammer" in grado di inibire gli allarmi delle abitazioni e disturbare le comunicazioni telefoniche dei centri in cui aveva individuato l'obiettivo da colpire, al fine di ritardare o impedire l'intervento delle forze dell'ordine. L'operazione prende il nome “Donkey”, poiché, nel giugno del 2020, nel corso di una perquisizione nei confronti di uno degli arrestati, ispezionando il maneggio attiguo alla sua abitazione (dove era presente un importante allevamento di cavalli e asini) è stata rilevata una discordanza fra gli animali presenti e quelli censiti. É stato accertato il fatto che gli arrestati siano da oltre 40 anni attivi nel settore della macellazione clandestina, per alimentare le richieste di ristoranti e trattorie del bresciano, piacentino e lodigiano, province famose per utilizzare le carni equine per la preparazione di piatti tradizionali.

Nel corso delle investigazioni, oltre alle misure cautelari eseguite nelle ultime ore, sono stati tratti in arresto, in flagranza di reato, sette persone, deferite in stato di libertà altre ventisette per i reati di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio, estorsione in concorso e violazioni alle leggi ambientali (tutti in concorso); falsa fatturazione per operazioni inesistenti accertati il

furto e il riciclaggio di 131 autovetture; sequestrati 111 motori di autovetture e componentistica "automotive", provento di furti commessi tra il 2018 ed il 2020 per un valore complessivo di quattro milioni di euro circa.

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