Cronache

Il fratello di una vittima: ​"A Rigopiano ci fu volontà depistatoria"

Gianluca, fratello di Marco Tanda, una delle 29 vittime del disastro di Rigopiano, ha presentato una denuncia, chiedendo che vengano effettuate nuove indagini

Il fratello di una vittima: ​"A Rigopiano ci fu volontà depistatoria"

Gianluca Tanda ha presentato una nuova denuncia riguardante la tragedia di Rigopiano. L'uomo è il fratello di Marco Tanda, pilota della Ryanair. Questi morì assieme alla fidanzata Jessica Tinari, nel corso della valanga che travolse l'hotel situato nel territorio di Farindola, in provincia di Pescara. La valanga provocò in tutto 29 vittime. All'interno della denuncia, Gianluca ha lamentato la fin troppa superficialità con cui fu trattata una simile situazione d'emergenza. Nell'esposto, il fratello di Marco, assistito dall'avvocato Romolo Reboa, ha infatti chiesto indagini suppletive e nuove iscrizioni nel registro degli indagati, per quanto riguarda la vicenda delle richieste d'aiuto fatte dal cameriere Gabriele D'Angelo (anche lui vittima della valanga) la mattina della tragedia. Gianluca ha inoltre puntato il dito contro i carabinieri, accusandoli di "volontà depistatoria".

Rigopiano, la denuncia di Gianluca Tanda, fratello di una vittima

All'interno della denuncia, come rende noto l'agenzia AGI, si legge quanto segue: "Si ritiene che gli ultimi accertamenti eseguiti e/o in corso di indagine, dimostrino l'esistenza di una volontà collettiva di occultare molti eventi accaduti tra il 16 ed il 18 Gennaio 2017, tra i quali le richieste di soccorso del compianto Gabriele D'Angelo possono essere classificati tra i fatti estremamente rilevanti. L'occultamento di tali telefonate avviene in quanto tutti i protagonisti della vicenda le hanno volutamente ignorate". E ancora più avanti: "Il comune sentire era che gli occupanti dell'hotel Rigopiano dovessero stare tranquilli "...tanto lassù hanno tutto": ciò equivale alla dimostrazione dell'esistenza di una volontà collettiva di non prestare soccorsi e non sgomberare la strada diretta all'Hotel Rigopiano". Nella denuncia si chiede, inoltre, l'acquisizione dei tabulati delle telefonate intercorse tra il Coc di Penne e il Coc di Farindola, "nonché degli operatori del Coc di Penne e del PCA".

Si sottolinea peraltro come "l'interlocuzione di Gabriele D'Angelo con la fidanzata non lascia dubbi che il problema dell'Hotel Rigopiano sia stato discusso fra i vari componenti dei due Coc e, soprattutto, tra i quattro incaricati del posto di comando avanzato, inviati appositamente per far fronte alla situazione emergenziale".

Come del resto non è possibile ignorare, si legge all'interno dell'esposto, "la pec di richiesta d'aiuto, pervenuta alla prefettura di Pescara alle ore 13.40 da parte del gestore dell'hotel Rigopiano, che confermava la situazione di pericolo denunciata dal povero D'Angelo".

La querela prosegue: "La procura della repubblica dovrebbe altresì valutare come rilevante il fatto che, in questa operazione di depistaggio permanente e continuato, i carabinieri di Penne hanno omesso di trasmettere un documento sicuramente rilevante, e cioè il brogliaccio del servizio svolto dal Centro di Coordinamento del 18 gennaio 2017 nelle ore antecedenti le 18,20, pur avendo allegato tutti quelli delle ore e giorni successivi e pur essendo stati espressamente richiesti dalla Squadra Mobile della Prefettura di Pescara".

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