Rimini, picchiata a sangue in discoteca. Poi le strappano i capelli

Il racconto choc di una ragazza di Rimini. Cresce la paura nelle discoteche dopo l'omicidio di Alatri: "Le ho solo urtate e mi hanno pestato"

Rimini, picchiata a sangue in discoteca. Poi le strappano i capelli

Una discoteca, una lite scattata per motivi futili e poi la violenza cieca. Se non fosse per le conseguenze, quanto accaduto a Rimini pochi giorni fa assomiglia incredibilmente alla tragedia di Alatri, dove un ragazzo è stato ucciso di botte dopo una discussione nel locale notturno.

Arselda (Eda) Bregasi, 23 anni, è una cuoca di Rimini che lo scorso fine settimana voleva solo ballare. In tranquillità. Ma il locale piccolo l'ha portata a scontrarsi con una ragazza che l'ha spinta violentemente. "Una mia amica, Stefania, è intervenuta dicendo che così non si faceva - racconta la ragazza al Resto del Carlino - che non era il modo di fare". E così è scattata la violenza inaudita. "Lei è stata bloccata e io sono stata presa per il collo da dietro - ricorda Eda - mentre mi veniva chiusa anche la bocca con una mano e due ragazze hanno iniziato a picchiarmi: botte sul volto e la testa sbattuta più volte contro il muro, vicino alla consolle". Nessuno dei presenti ha alzato un dito, come se fosse normale lasciar correre una rissa in cui una giovane ragazza rischia di rimetterci la pelle. "Mi hanno strappato anche i capelli - continua - ho un buco perché non ci sono più. Poi ci hanno buttati tutti fuori dal locale, me compresa che ero stata picchiata. Per fortuna avevano lasciato andare Stefania perché io stavo malissimo e stavo in piedi a malapena. Anche se sono passati alcuni giorni ho un gran mal di testa, non riesco a dormire. Mi hanno consigliato di farmi nuovamente visitare".

E pensare che Stefania è un agente di polizia. Nemmeno la richiesta di fermarsi per essere identificati ha spinto i tre aggressori a placarsi. Hanno proseguito dritti, cercando di sfuggire all'arresto.

"Ho chiamato la polizia - continua Stefania - ma loro tre se ne sono andati: li ho rincorsi fino davanti al Caffè Cavour e lì per fortuna passava una pattuglia dei carabinieri. Li ho fermati qualificandomi come collega e chiedendo un aiuto: il giovane però era già scappato ma le due ragazze sono state identificate".

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