Cronache

Davigo non ci sta e adesso sfida il Csm

Rappresentato dall'avvocato Massimo Luciani, l'ex pm di Mani Pulite è pronto a dare battaglia e chiede una sospensiva

Davigo non ci sta e adesso sfida il Csm

Non ha perso tempo Piercamillo Davigo, che subito dopo aver appreso la notizia della sua rimozione dal consiglio del Csm (decisione presa dal Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura lo scorso lunedì), ha fatto immediato ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento della delibera. A inizio di questa settimana i rappresentanti del Csm riuniti in plenaria hanno a lungo discusso prima di esprimere il loro voto, che si è concluso con 13 membri a favore della sospensione, 6 contrari e 5 astenuti. Considerato il fatto che Davigo si trova ormai in età di pensionamento (proprio ieri l'ex pm ha compiuto 70 anni), la maggioranza dei consiglieri ha stabilito di far decadere la sua carica. Una decisione, quella presa nei confronti del magistrato che aveva fatto parte del pool di Mani Pulite, che non ha mancato di suscitare polemiche.

"Le resistenze era ovvio che ci fossero vista la figura storica e l'importanza del personaggio. Ma sul piano tecnico e giuridico la questione era già stata chiarita da una sentenza del Consiglio di Stato. La soluzione naturale era fin dall'inizio che Davigo andando in pensione lasciasse anche il Csm", ha spiegato al "Giornale.it" Loredana Miccichè, giudice di Cassazione e membro del Csm.

Davigo, però, si è opposto, e proprio ieri ha presentato al Tar un ricorso per chiedere una misura cautelare monocratica, ovvero la sospensione della delibera. Adesso spetta dunque al Tribunale amministrativo regionale del Lazio esprimersi sulla delicata vicenda. Il Consiglio Superiore della Magistratura, in ogni caso, ha già trovato la persona che prenderà il posto dell'ex pm, ossia Carmelo Celentano, esponente di Unicost.

Intervenuto su "Il Fatto Quotidiano", l'ex procuratore di Palermo e Torino Gian Carlo Caselli ha espresso tutta la propria amarezza per la sostituzione di Davigo: "Festeggiano, anche in maniera scomposta, tutti coloro che hanno sempre sostenuto, e ancora oggi ne rivendicano le ragioni, le crociate contro il pool di Milano anti corruzione nel quale aveva un ruolo centrale proprio il 'dottor sottile' Davigo".

Ben diversa la reazione dell'ex magistrato Antonio Ingroia alla notizia del ricorso presentato dall'ormai ex membro del Csm. "Dura lex, sed lex", ha sentenziato, come riportato da "AdnKronos". "Le regole e i principi vanno applicati al di là delle persone", ha aggiunto, affermando di nutrire la massima stima nei confronti di Davigo."D'altra parte sarebbe stato contrario ai principi di rappresentanza del Csm, e direi anche incomprensibile per i cittadini, che, superata l'età pensionabile, un membro del Csm rimanesse al suo posto non essendo più magistrato e occupando un posto da componente togato, né poteva trasformarsi in componente laico. Credo, dunque, che quella del plenum del Csm sia stata una decisione corretta e più che legittima". Quanto al ricorso al Tar:"Naturalmente ognuno ha diritto a tutelare i propri interessi legittimi qualora fondati. Il mio consiglio sarebbe di lasciar perdere".

Non ci vorrà molto prima che il Tar si esprima sulla vicenda.

Piercamillo Davigo, rappresentato dall'avvocato Massimo Luciani, è pronto a dare battaglia.

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