Cronache

La verità nei dati: cosa succede nelle terapie intensive

L'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di sanità fotografa la situazione del contagio: chi rischia di più

La verità nei dati: cosa succede nelle terapie intensive

Se non fosse per i vaccini, la situazione nelle terapie intensive sarebbe più grave. E di parecchio. A confermarlo sono i dati dell'ultimo rapporto settimanale dell'Istituto superiore di sanità, che ribadisce ancora una volta come il livello di protezione garantito dal vaccino sia decisivo rispetto al rischio di contrarre il Covid in forma grave.

Nell'ultimo mese il tasso di terapie intensive nei non vaccinati in Italia è a 6,7 per centomila, mentre nei vaccinati da meno di sei mesi è a 0,54 per centomila, dodici volte più basso. "Negli ultimi trenta giorni - si legge nel report - sono stati notificati 61.908 casi (37,7%) fra i non vaccinati, 4.260 casi (2.6%) fra i vaccinati con ciclo incompleto, 81.740 casi (49,7%) fra i vaccinati con ciclo completo entro sei mesi, 15.519 (9,4%) fra i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi e 969 casi (0,6%) fra i vaccinati con ciclo completo con dose aggiuntiva/booster. Il 49,1% delle ospedalizzazioni, il 64,2% dei ricoveri in terapia intensiva e il 44% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino".

Sebbene l'efficacia tenda ad affievolirsi col passare dei mesi - "dopo sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale, scende dal 72% al 40% l'efficacia nel prevenire qualsiasi diagnosi sintomatica o asintomatica di COVID-19 rispetto ai non vaccinati", spiega il rapporto - è innegabile che il vaccino sia fondamentale per evitare di contrarre la malattia in forma severa, anche dopo sei mesi dalla seconda dose: "Si osserva una decrescita dell'efficacia vaccinale di circa 10 punti percentuali, in quanto l'efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi è pari al 91,6%, mentre risulta pari all'80,9% per i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi, rispetto ai non vaccinati". Tanto che, spiega una ulteriore ricerca dell'Iss, nei primi nove mesi di quest'anno i vaccini anti Covid hanno evitato oltre 22mila decessi e quasi 10mila ingressi nelle terapie intensive nella sola Italia.

L'ultimo rapporto fotografa la settimana in cui l'Ema, l'agenzia europea del farmaco, ha dato il via libera per la vaccinazione con Pfizer dei bambini dai 5 agli 11 anni. É proprio la fascia d'età scolare quella dove, complice il rientro a scuola, si registra nelle ultime settimane l'aumento più significativo di contagi. Tra l'8 e il 21 novembre, in questa popolazione sono stati segnalati oltre 30mila nuovi casi, con 153 ricoveri e 3 ingressi nelle terapie intensive: si conferma dunque l'andamento osservato nei sette giorni precedenti, "con il 27% dei casi diagnosticati nella popolazione di età scolare.

Il 51% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nella fascia d'età 6-11 anni, il 32% nella fascia 12-19 anni e solo il 11% e il 6% sono stati diagnosticati, rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni".

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