Coronavirus

"Rischio terapia intensiva 85 volte superiore". Chi può finire in ospedale

85 volte maggiore il rischio di finire in terapia intensiva per i senza vaccino over 80 rispetto a chi ha già le tre dosi: ecco il report dell'Iss anche sulle altre fasce d'età

"Rischio terapia intensiva 85 volte superiore". Chi può finire in ospedale

Ne avevamo parlato giusto ieri sul Giornale.it: rispetto all'anno scorso, il rischio di finire in ospedale se vaccinati è notevolmente inferiore rispetto ai no vax e gli ultimi dati di chi viene ricoverato in terapia intensiva mostra un abisso tra chi si fida del vaccino anti-Covid e ha fatto anche la terza dose e chi (ancora) non ha fatto nulla. Gli ultimissimi dati dell'Istituto Superiore di Sanità sono lampanti.

Cosa dice il report

Pensate, per gli over 80 "il rischio di terapia intensiva per i non vaccinati rispetto a chi ha la terza dose è 85 volte maggiore", ha twittato l'Iss nel giorno di Santo Stefano. Ottantacinque volte in più significa che il vaccino salva la vita di anziani e fragili, le categorie più a rischio. E domani sarà un gran giorno: il 27 dicembre dello scorso anno, allo Spallanzani, iniziava la somministrazione della prima dose Pfizer. Un giorno storico che sarà celebrato a dovere. Detto questo, il report dell'Istituto mostra l'incidenza anche delle altre classi d'età: in tutti i casi, la vaccinazione con qualsiasi siero (AstraZeneca, Pfizer o Moderna) riduce in maniera netta la possibilità di andare in terapia intensiva.

"Tra sei e 13 volte in più"

Il rischio di finire in intensiva per i non vaccinati, è "12,8 volte maggiore" per la fascia d'età 60-79 e "6,1 volte maggiore per i 40-59 ". Super protetti, quindi, anche coloro i quali hanno superato i 60 anni e ottima riduzione anche per i 40-59. C'è da dire, ovviamente, che più si scende d'età e minore è il rischio di essere ricoverati in terapia intensiva ma il rischio zero non esiste per nessuno. E poi, la terza dose di vaccino abbassa ulteriormente la possibilità di ammalarsi gravemente e protegge anche gli organismi teoricamente più forti ma il virus ha ucciso giovani di 20-30 e 40 anni senza alcuna patologia (come invece pensano i no vax).

Come si riduce l'immunità

Perché i dati si basano, adesso, anche sulla terza dose (o booster)? Perché c'è la certezza che la protezione vaccinale dopo il ciclo completo (due dosi) si abbassa sensibilmente dopo cinque mesi. "Dopo 150 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, l'efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 71,5% a 30,1%", scrive l'Iss nel suo Report sul monitoraggio settimanale. La cosa importante, comunque, è che verso la malattia più severa che può portare alla morte, l'efficacia vaccinale rimane comunque alta passando dal 92,7% entro 150 giorni all'82,2% dopo cinque mesi dalle prime due dosi. Cosa fa la terza dose? Porta fino al 94% l'efficacia contro la malattia severa: 94 persone su 100 possono sì ammalarsi, avere un po' di tosse e febbre ma è scongiurato il pericolo maggiore.

Insomma, anche stavolta abbiamo elementi così lampanti che sembra quasi superfluo ribadirli. Il vaccino protegge e aiuta a vincere la malattia grave, il Covid più grave, ed è il vero motivo per cui è stato creato. L'anno scorso, di questi tempi, avevamo oltre 500 morti al giorno. È andata così per settimane, mesi. Adesso si continua a morire, purtroppo, ma sono migliaia e migliaia in più le vite salvate.

Grazie ai vaccini.

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