Ritardi e burocrazia uccidono il Paese

Ritardi e burocrazia uccidono il Paese

Con la Legge obiettivo del 2001 voluta dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi le norme sugli appalti delle opere pubbliche importanti furono drasticamente semplificate. Accanto ai finanziamenti la legge prevedeva un sistema di appalto in cui il diritto privato prevale sul diritto pubblico mediante l'adozione di meccanismi operativi semplici, eticamente affidabili, efficaci, efficienti e appropriati alla complessità delle tecnologie avanzate disponibili nell'economia dell'era postindustriale.

Si poteva affidare il lavoro complessivo a un general contractor privato che progettava e faceva eseguire le opere stabilite, direttamente sotto la propria responsabilità, da imprese da lui scelte. I successivi governi di sinistra di Renzi o con maggioranze sinistroidi, come il Conte 1 con Toninelli ministro M5s delle Infrastrutture, hanno abrogato quelle semplificazioni con leggi, decreti e comportamenti operativi attivi od omissivi ad hoc. E hanno reintrodotto complicate procedure con effetto retroattivo, incidendo anche sull'operatività del progetto Mose, rallentandone i tempi e aumentandone i costi. In aggiunta, hanno adottato complicati controlli preventivi anticorruzione e antimafia che hanno impedito di operare con efficienza ed efficacia nelle grandi opere, quando vi era un procedimento giudiziario che implica la sostituzione di un appalto con un altro.

Il dottor Nordio, alto magistrato veneziano ora in pensione, serio e competente, ha gestito nel migliore modo possibile il compito di procuratore della Repubblica di Venezia, città che ama. E ha pienamente ragione quando ha affermato al Giornale, ovviamente senza entrare nei dettagli tecnici, che con procedure amministrative e mentalità diverse era possibile far lavorare la giustizia senza interrompere e bloccare il Mose ogni volta che c'era un'indagine giudiziaria.

In realtà i ritardi - specie con Toninelli, in modo palese e dichiarato - servirono non a fare meglio la grande opera ma a bloccarla, per ragioni ideologiche.

È risibile che Conte assieme a Renzi pianga sull'acqua versata dai loro governi sugli impagabili tesori di Venezia da mareggiate che ci sono sempre state, con tempi e intensità diverse che il Mose può bloccare. Analogo discorso vale per l'Ilva, il cui smantellamento non è compensabile con la cassa integrazione e i redditi di cittadinanza.

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