Cronache

La rivolta al Villaggio Olimpico ​e le minacce agli italiani: "Vendetta"

È il Villaggio Olimpico, ex Moi, di via Giordano Bruno, a Torino, la polveriera del Piemonte, pronta ad esplodere ad ogni litigio tra immigrati o tra loro ed i residenti

La rivolta al Villaggio Olimpico ​e le minacce agli italiani: "Vendetta"

È il Villaggio Olimpico, ex Moi, di via Giordano Bruno, a Torino, la polveriera del Piemonte, pronta ad esplodere ad ogni litigio tra immigrati o tra loro ed i residenti. Come è accaduto a fine novembre dell'anno scorso, quando i profughi che occupano abusivamente quattro palazzine, sono scesi in strada e hanno sradicato cartelli, lanciato bottiglie, ribaltato cassonetti dell'immondizia, inscenando la prima rivolta dei migranti della storia di Torino. Al grido: razzisti, carogne, Allah ci guiderà nella vendetta, hanno bloccato il quartiere per due giorni. Si parlò di mandare l'esercito, di un censimento e di sgombero ma, a due mesi di distanza, niente è stato ancora fatto. «I riflettori si sono spenti ma la situazione non è cambiata: nell'ex Villaggio Olimpico si rischia la rivolta ad ogni istante - spiega il presidente della Circoscrizione 8, Davide Ricca, rappresentante del Pd -. E anche la gestione del sindaco Piero Fassino ha le sue responsabilità per questa situazione altamente a rischio. In un'area che può ospitare al massimo 400 persone, ce ne sono, in una situazione di assoluto degrado, mille e 500: è fisiologico che prima o poi la tensione diventi rivolta». Nell'ex Moi si muove una città illegale dove i primi a essere insofferenti sono i molti stranieri regolari che da anni vivono nel quartiere. Gli ultimi dati diffusi dalla Regione Piemonte indicano che su 10.171 immigrati presenti in Piemonte, 9.209 si trovano ancora nei centri di permanenza temporanea e il malcontento per l'ospitalità, soprattutto nei piccoli paesi, di un numero spropositato di profughi - spesso più numerosi degli stessi residenti - serpeggia in tutta la regione. Le rivolte per la mancanza di cibo, abbigliamento non adeguato, la rete gratuita di Wi-Fi, ma anche per gli orari troppo mattinieri per svolgere i lavori socialmente utili, animano quasi ogni giorno i centri di accoglienza.

E l'insofferenza sale, al di là del colore politico.

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