La rivoluzione anti pm

La rivoluzione anti pm

Il Senato con voto segreto ha negato ieri alla magistratura l'autorizzazione a usare le intercettazioni delle telefonate tra Silvio Berlusconi e alcune ragazze coinvolte nell'inchiesta Ruby ter della quale a breve si aprirà il processo. Il Pd e i Cinquestelle si accusano a vicenda, con toni accesi e a tratti isterici, di aver tradito l'impegno a dare un ennesimo schiaffone al leader di Forza Italia. Come sia andata davvero nessuno lo sa. Certo è che l'anomalia non sta nel risultato a sorpresa, ma nel fatto che evidentemente si era deciso a tavolino che il Parlamento avrebbe dovuto sottomettersi alla volontà dei magistrati, a prescindere dalla libera scelta dei senatori e quindi dal contenuto delle carte. E non è questa l'unica anomalia di una vicenda che riaccende la fiamma del giustizialismo politico che speravamo spenta. Anomalo, per esempio, è che le procure aggirino il divieto di intercettare un senatore della Repubblica mettendo sotto controllo, con sotterfugi giuridici, il telefono di persone che si presume possano avere contatti con lui.

Ma ancora di più è anomalo che sia ancora in piedi il terzo filone di una inchiesta, quella sul caso Ruby, che la Corte di cassazione ha giudicato totalmente infondata, assolvendo l'imputato Silvio Berlusconi per «non aver commesso il fatto».

Non vogliamo passare per più ingenui di quello che siamo, ma ci piace pensare che almeno nel segreto del voto, ci siano senatori che per la prima volta da molto tempo, si sono rifiutati di ubbidire agli ordini delle segreterie e di fare da camerieri a magistrati furbetti e spregiudicati. Aver votato, in seguito a una condanna che grida vendetta, l'espulsione dal Parlamento - applicando per di più la legge in modo retroattivo - del leader dell'opposizione è stato, oltre che un vulnus della democrazia, il più grande degli autogol che sinistra e Cinquestelle potevano fare.

Da quel giorno la politica, che già non godeva di grande salute, si è avvitata su se stessa finendo nelle mani di traditori, e spregiudicati ribaltonisti. Che si tratti di Berlusconi o di chiunque altro, prima la politica si libera dalla morsa della magistratura meglio è per tutti. Per cui sia benedetto, e di buon auspicio, il voto di ieri.

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