Chiuse le indagini relative al caso della Metro C di Roma. Per le presunte irregolarità ora sono 25 le pesone che ora rischiano di finire a processo, tra loro anche esponenti politici di spicco come l'allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno. C'è poi l'ex assessore alla mobilità Antonello Aurigemma (giunta Alemanno), l'ex assessore alla Mobilità Guido Improta (giunta Marino) e l'ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza. Sotto accusa c'è il consorzio che ha realizzato la linea metropolitana e alcuni amministratori.
Il procedimento, affidato al pm Erminio Amelio e coordinato dall'aggiunto Paolo Ielo, nasce dall'esposto di un'associazione e da una nota di un collegio sindacale tra il 2013 e il 2014. I reati contestati vanno dalla truffa aggravata ai danni di enti pubblici al falso e alla corruzione.
Corruzione, truffa e falso
Ma cos'era successo? Secondo gli inquirenti, l'indagine prende avvio da una nota del collegio sindacale risalente al 2013 e si concentra in particolare su due episodi: il primo è l'accordo transattivo del 6 settembre 2011, a seguito del quale Cipe, Stato, Regione Lazio e Comune di Roma hanno pagato 230 milioni di euro per la prosecuzione dei lavori partiti nel 2005. Quei soldi, secondo la procura, non erano dovuti e per ottenere i finanziamenti gli indagati avrebbero presentato false documentazioni truffando gli enti pubblici.
Il secondo episodio risale al novembre del 2013 e riguarda il cosiddetto accordo attuativo da 90 milioni di euro quale tranche per la continuazione dei lavori.
Anche in quel caso il denaro, assegnato ma mai erogato, secondo la procura era frutto di una truffa agli enti finanziatori delle metropolitana. Nel fascicolo vengono contestati anche alcuni presunti episodi di corruzione legati ad assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici e lavori a società a loro vicine.
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