Cronache

Roma, "sentinelle civiche" contro profughi, degrado e prostituzione

Dopo la protesta dei profughi, che hanno tentato di occupare via Aurelia, a Roma, per chiedere soldi contanti al posto dei voucher, i cittadini sono scesi in strada per chiedere più sicurezza: "Tra degrado, profughi e prostituzione, qui la gente ha paura ad uscire di casa"

Roma, "sentinelle civiche" contro profughi, degrado e prostituzione

Roma - Si sono dati appuntamento davanti all’hotel “Il Gelsomino”. Lo stesso ex albergo, trasformato in centro d’accoglienza, dove sono ospitati i circa 250 richiedenti asilo, che hanno tentato di bloccare via Aurelia in segno di protesta, per chiedere alla cooperativa che li ospita soldi contanti da spendere liberamente, al posto dei buoni pasto. Sono le “sentinelle civiche”. Un gruppo di una ventina di cittadini del quartiere, che si sono organizzati per pattugliare le vie della zona.

“I profughi li hanno portati di notte, senza nemmeno avvisarci e senza nessuna comunicazione da parte del municipio”, ci dice una signora mentre si prepara indossando il fratino giallo, “ci siamo accorti della loro presenza dopo qualche giorno vedendoli andare in giro per il quartiere”. I richiedenti asilo sono stati sistemati qui solo una settimana fa, ma già sono iniziati i primi problemi. “Ieri hanno inscenato la protesta contro i voucher verso l’una, proprio quando i bambini stavano per uscire da scuola, qui vicino al centro di accoglienza”, ci dice una mamma che partecipa alla passeggiata, “perciò abbiamo dovuto chiamare le maestre e chiedere loro di tenere i bambini dentro, perché sono intervenute le volanti della polizia, e sarebbe potuto essere pericoloso”.

“Abbiamo deciso di organizzare queste passeggiate perché, anche se ancora non è successo niente di grave, come si dice, è sempre meglio prevenire che curare”, spiega uno dei residenti mentre iniziamo con loro la nostra passeggiata. Poco distante da qui, infatti, nel quartiere Monteverde, all’inizio del mese, una signora di sessant’anni, titolare di un’erboristeria, è stata massacrata di botte da un cittadino senegalese, ospite della tendopoli allestita per i rifugiati dalla Croce Rossa in via Ramazzini, per 10 euro ed un telefonino. Continuiamo a camminare con i cittadini lungo le vie del quartiere. “Qui è stato sempre tranquillo, adesso invece alle sei c’è il coprifuoco, la gente comincia ad aver paura, addirittura alcuni commercianti chiudono prima perché hanno paura a rimanere da soli”, ci spiega una signora. Per questo i cittadini si sono organizzati per pattugliare ogni sera, a turno, le strade della zona.

E ad aver paura sono soprattutto le donne. Sono molte, infatti, quelle che sono scese in strada per la passeggiata. “Magari non succede nulla eh, ma di certo ora non ci penso nemmeno ad uscire da sola, di sera, con i bambini piccoli”, racconta una ragazza che abita a poca distanza dal centro di accoglienza. “A volte iniziano a seguirmi, mi guardano con insistenza, fanno apprezzamenti nella loro lingua”, racconta un’altra donna, “abbiamo paura per noi e anche per le nostre figlie”. Continuiamo a camminare lungo via Aurelia dove non ci sono marciapiedi e i lampioni sono tutti spenti. Nel piazzale antistante un grande supermercato, incontriamo un primo gruppo di ospiti del centro di accoglienza, seduti sulle panchine.

“Ieri abbiamo protestato perché vogliamo soldi da spendere per comprarci i vestiti e le altre cose di cui abbiamo bisogno”, ci dice in inglese un ragazzo del Gambia, arrivato in Italia all’inizio di ottobre, che, ieri, era fra quelli che protestavano per avere i soldi al posto dei buoni pasto. Mentre ci spiega le sue motivazioni, ci mostra le scarpe con la suola sfondata. A pochi metri di distanza, intanto, un paio di prostitute, sedute sul marciapiede all’ingresso di un complesso residenziale, iniziano ad accalappiarsi i primi clienti della serata. “Veniamo qui perché c’è il wi-fi, così possiamo utilizzare il telefonino e parlare con le nostre famiglie”, ci dice, nel frattempo, un altro giovane gambiano, di appena 17 anni. Andando avanti nella passeggiata incontriamo almeno altri due gruppi di ragazzi nordafricani. “La sera usciamo dal centro semplicemente per passeggiare, lì dentro non facciamo niente tutto il giorno, mangiamo e basta, non studiamo nemmeno l’italiano”, ci dice in inglese un altro ospite dell’hotel “Il Gelsomino”. Anche lui viene dal Gambia ed anche lui, ieri, ha partecipato alla protesta dei voucher. L'italiano lo vuole imparare, perché, dice, "gli italiani ci hanno salvato dalla morte in mare", e un giorno "anche io vorrei diventare italiano, come voi". “Vogliamo un salario”, interviene subito un altro ragazzo che si sporge dalle scale del cavalcavia, “per comprarci vestiti e tutte le altre cose di cui abbiamo bisogno”.

Arriviamo in un altro piazzale lungo via Aurelia. Qui, davanti ai ristoranti di due grandi catene di fast food, un’altra prostituta passeggia, praticamente semi-nuda, avanti e indietro sul marciapiede. Anche qui i ragazzi del centro, ci dicono i residenti, vengono spesso, “probabilmente per usufruire della rete wi-fi”. “In un quartiere senza servizi, già martoriato dal degrado e dalla prostituzione, il municipio ha deciso di aprire un centro di accoglienza con trecento nordafricani, giovani e tutti uomini, con tutti i problemi che ne conseguono per i cittadini”, ci dice Daniele alla fine della nostra passeggiata. "Domani sera un altro gruppo di quindici persone scenderà in strada per controllare le vie del quartiere", ci assicura. È mezzanotte quando ci salutiamo.

“Quelli di Goro? Prima non so come avrei risposto, ma, ora, a posteriori ti dico che hanno fatto bene”, ci confida Daniele, prima di avviarsi verso casa.

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