A Roma si schianta la "superiorità" grillina

È caduta la maschera

A Roma si schianta la "superiorità" grillina

La sindaca Virginia Raggi e la sua assessora Paola Muraro hanno mentito ai romani e a tutti gli italiani. Ieri la prima cittadina di Roma non ha potuto che confermare l'indiscrezione da noi pubblicata, e cioè che entrambe erano a conoscenza fin da luglio che la procura aveva iscritto la Muraro sul registro degli indagati. Non è quindi vero che «nessuno sapeva», come sostenuto fino a poche ore fa.

Dopo quelli sugli indagati colpevoli a prescindere e sugli stipendi da fame, cade così un altro dei dogmi sui quali i grillini hanno costruito la loro fortuna, quello della trasparenza senza se e senza ma. Proviamo a riepilogare. In due mesi di giunta Raggi (si fa per dire non avendo fatto un tubo) abbiamo imparato che: essere indagati non deve comportare conseguenze politiche automatiche e che un sindaco Cinquestelle può affidare incarichi delicati a persone sotto inchiesta; un manager pubblico va pagato per quello che si presume valga, anche centocinquanta-duecentomila euro se lo si ritiene; si possono nascondere ai propri elettori fatti sgradevoli - oggi tipo avvisi di garanzia, domani chissà - se nuocciono all'immagine del partito o dell'ente che si presiede; le guerre di potere interne a un movimento contano e valgono più dell'interesse comune; centri di potere possono raccomandare con successo nominativi da piazzare in posti strategici della pubblica amministrazione.

Insomma, in poche settimane Virginia Raggi ha distrutto il sogno di qualche milione di italiani che ingenuamente pensavano di aver trovato nei Cinquestelle il rimedio a tutte le storture della politica e ai mali del paese. Ciò non toglie che forti del consenso ottenuto dal sessanta per cento dei romani, la Raggi e i suoi devono andare avanti, o almeno provarci. Ma che la smettano di romperci i santissimi con la loro presunta superiorità etica e morale che ovviamente non è mai esistita se non nelle battute del fondatore-comico. Devono cambiare postura e linguaggio, via quei sorrisetti allusivi da primi della classe. Che tirino su le maniche e immergano le mani nella melma della capitale.

Come disse il grande Rino Formica «la politica è sangue e merda». Quindi fuori educande, signorini, pretini e perditempo.

E anche belle signore e signorine dalla lacrima facile e dalla retorica dozzinale. Per governare Roma servono uomini, magari in gonnella, ma uomini.

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