Guerra in Ucraina

I bombardamenti poi l'operazione via terra: l'attacco su vasta scala di Putin in Ucraina

Nella notte è cominciato l'attacco russo all'Ucraina con bombardamenti su obiettivi militari. Cominciata l'invasione che punta su Kiev e sul fiume Dnepr

Le bombe poi l'operazione via terra: l'attacco su vasta scala di Putin in Ucraina

Tanto tuonò che piovve. Nella notte la Russia ha dato il via al tanto temuto attacco all'Ucraina. Le operazioni sono cominciate, come sempre accade, nell'aria.

Già qualche ora prima le autorità aeronautiche civili russe avevano emesso un Notam (Notice To Air Men), un avviso per chi vola, che informava della chiusura di un vasto tratto di cielo al confine tra Russia e Ucraina: da Mariupol sino a Kharkiv e oltre. Poi l'attacco aereo. Missili da crociera e bombardamenti aerei hanno colpito le difese aeree, gli aeroporti e altri obiettivi militari in tutta l'Ucraina: Kiev, Lutsk, Ivano-Frankivsk, Zhytomyr, Chernihiv, Sumy, Kharkiv, Dnipro, Zaporizhzhia, Mariupol, Berdyansk, Kherson, Mykolaiv e Odessa.

La maggior parte dei raid piove su obiettivi a est del fiume Dnepr. Fiume che avevamo indicato, da tempo come linea di demarcazione per l'avanzata delle forze di terra russe, che nel momento in cui scriviamo stanno penetrando in territorio ucraino dalla Crimea, nell'area di Kharkiv, dal Donbass e dalla Bielorussia, queste ultime dispiegate al di fuori della Federazione per le ultime esercitazioni militari (Allied Resolve 2022) e mai più tornate nelle caserme. Un campanello di allarme, e nemmeno il primo, che molti hanno sottovalutato.

Fonti non confermate parlano di un'operazione anfibia in corso nel Mare d'Azov: l'obiettivo, come già detto, è Mariupol col suo fondamentale porto commerciale, per fare diventare quel piccolo specchio d'acqua un "mare interno" della Russia. Le truppe russe però non si fermeranno lì perché a Mosca serve avere continuità territoriale tra la Crimea, che sino a oggi è collegata col territorio della Federazione solo attraverso un ponte sullo Stretto di Kerch, e la Madrepatria.

Anche Odessa è sotto il fuoco russo: molto probabilmente assisteremo a un'avanzata, o a una seconda operazione anfibia, anche lungo quella fascia costiera per cercare di impossessarsene e così allontanare ulteriormente la penisola di Crimea, sede della Flotta del Mar Nero, da i confini di un Paese ostile com'è l'Ucraina di Zelensky.

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Bombe piovono anche a Kiev, e possiamo ipotizzare che le forze russe in Bielorussia che stanno entrando in Ucraina in questo momento punteranno sulla capitale ucraina: lo scopo sarà quello di far cadere il presidente Zelensky per poter effettuare un cambio di regime che possa garantire un governo stabilmente filorusso.

Riteniamo che le operazioni di terra, con la penetrazione delle forze corazzate, si fermeranno al fiume Dnepr ed, eventualmente, interesseranno la fascia costiera che va dalla Romania sino alla Crimea, comprendendo quindi il fondamentale porto di Odessa. La maggior concentrazione dei bombardamenti a est del fiume, infatti, ci fa pensare che i corazzati russi si fermeranno prima di quell'importante linea di demarcazione geografica, ma anche considerazioni di altro tipo: a Mosca, oltre al regime change, serve una fascia di sicurezza intorno ai suoi confini, ma soprattutto non può sopportare il costo – non solo politico – di un'invasione dell'intero territorio ucraino.

L'invasione era nell'aria da molto tempo, mentre la Nato e gli Stati Uniti hanno sostanzialmente lasciato Kiev al suo destino minacciando esclusivamente di elevare sanzioni internazionali: del resto l'Ucraina non fa parte dell'Alleanza Atlantica, ma da partner ha ricevuto aiuti militari consistenti. Aiuti che, se le forze armate di Kiev saranno in grado di offrire una certa resistenza alla massa d'urto composta dalle brigate corazzate e meccanizzate russe, continueranno molto probabilmente ad affluire un po' come successe con Israele durante la Guerra dello Yom Kippur nel 1973.

Sono ore drammatiche: l'operazione terrestre è appena cominciata, e i carri non si fermeranno finché Zelensky non si dimetterà e l'Ucraina, per usare le parole del presidente Putin stamane in quella che è stata una vera e propria dichiarazione di guerra, verrà “denazificata”.

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