Cronache

Saluto fascista nella foto di classe, ma per la preside è "goliardico"

La preside ha spiegato la sua decisione, citando una recente sentenza della Cassazione, che non considera reato il saluto fascista, se commemorativo e non violento

Saluto fascista nella foto di classe, ma per la preside è "goliardico"

A Roma si scatena la polemica per la reazione del preside di un liceo della Garbatella che ha definito come "gesto goliardico" il saluto fascista fatto da alcuni studenti, in posa per una foto di classe.

La mattina del primo giugno, dieci alunni di una quinta del liceo scientifico hanno scattato una foto che li ritrae col braccio detro teso sopra la testa, il saluto che Mussolini aveva introdotto in Italia durante il Fascismo e che la Legge Scelba del 1952 considera reato, in applicazione della XII disposizione transitoria finale della Costituzione, che vieta la riorganizzazione del partito fascista.

La foto dei ragazzi aveva fatto il giro delle chat di Whatsapp, arrivando anche al cellulare del vicepreside, che si era rivolto alla dirigente Milena Nari, perché prendesse provvedimenti. La donna, dopo aver parlato con gli studenti autori del saluto, aveva diffuso una lettera protocollata, nella quale etichettava il gesto come "giocoso", visto che i ragazzi in posa erano sorridenti, senza manifestare alcuna volontà di violenza, nè intento di ricostruire organizzazioni fasciste. La preside cita, a sostegno della sua decisione, una sentenza della Corte di Cassazione, che inquadra il saluto romano come libertà d'espressione, se commemorativo e non violento. In quel caso, dunque, non costituirebbe reato, come aveva riportato il Giornale.

Tra gli altri studenti è scoppiata la bufera. I ragazzi hanno affidato la loro rabbia a un comunicato stampa, nel quale affermano che si tratta di"un gesto deplorevole, fatto con leggerezza e senza cogninzione di causa", ma "viene giustificato da un pubblico ufficiale su carta intestata con l'emblema della Repubblica, liberalizzandolo all'interno di un luogo pubblico di formazione". Gli alunni antifascisti sostengono che la preside avrebbe dovuto condannare il gesto e chiedono l'intervento del Ministero, degli uffici scolastici e degli assessorati all'istruzione del Lazio e di Roma, non perché pretendono sanzioni, ma "una presa di posizione forte, netta, chiara pubblica che ci renda di nuovo fieri di essere studenti, che non ci lasci soli nella nostra pratica quotidiana dei democrazia".

Sulla vicenda è intervenuta anche la presidente della Commissione regionale lavoro e formazione del Lazio, Eleonora Mattia, che ha definito il comportamento della professoressa "non tollerabile, non per il gesto dei ragazzi in sé, quanto per il venir meno del dirigente proprio ruolo di garante di quei principi che sono alla base della nostra Costituzione".

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