Cronache

"Così Saman si poteva salvare". Cosa non torna nella vicenda

"Saman poteva essere salvata. Se la legge fosse stata applicata, oggi sarebbe ancora viva", dice alla nostra redazione Ebla Ahmed, presidente dell'Associazione Senza Veli Sulla Lingua

"Così Saman si poteva salvare". Cosa non torna nella vicenda

Diventa sempre più fitta e intricata la vicenda di Saman Abbas, la 18enne di origini pakistane di cui non si hanno più notizie dallo scorso aprile. La Procura di Reggio Emilia ritiene che la ragazza sia stata vittima di una congiura familiare per aver rifiutato il matrimonio forzato col cugino in patria. Un vero e proprio piano criminale che, giorno dopo giorno, rafforza l'ipotesi di reato per omicidio premeditato e occultamento di cadavere formulata dagli inquirenti.

Restano, però, ancora molti punti oscuri da chiarire: se davvero è stata uccisa, dov'è stato seppellito il cadavere? Ma, soprattutto, Saman poteva essere salvata? "Era palesemente vittima di violenza domestica e quindi rientrante nella categoria di vittima di violenza dell’articolo 18 bis. Poteva essere salvata", dichiara a ilGiornale.it Ebla Ahmed, presidente dell'Associazione Nazionale APS Senza Veli Sulla Lingua, a tutela delle donne vittime di violenza domestica e di genere.

Dottoressa Ahmed, secondo lei, Saman poteva essere salvata?
"Sì, si poteva salvare".

In che modo?
"Si poteva applicare l’articolo18 bis del testo unico di immigrazione (ex 558 bis c.p). Se fosse stato applicato il suddetto articolo, la ragazza sarebbe viva oggi".

Quando avrebbe dovuto scattare l'allerta?
"Saman aveva cominciato a denunciare la sua situazione ben sette mesi fa. Aveva denunciato che veniva tenuta segregata in casa dal padre: non le veniva data la possibilità di studiare, non aveva la libertà di frequentare amici, non poteva vestire a suo piacimento, le venivano trattenuti con la forza i suoi documenti. E per di più riceveva percosse in famiglia. Disagi incredibili da sopportare a cui si è aggiunta anche la volontà paterna di imporre alla giovane un matrimonio forzato".



Quindi era vittima di violenza domestica?
"Saman era, purtroppo, palesemente vittima di violenza domestica e quindi rientrante nella categoria di vittima di violenza dell’ articolo 18 bis".

Quali errori sono stati commessi?
"Una serie di 'sviste'. Un errore di valutazione a cui è stato aggiunto un altro altrettanto grave e che riguarda principalmente la protezione di Saman".

Cosa avrebbero dovuto fare per preservare la sua incolumità?
"Come da nostro comunicato ufficiale della Vice Presidente Patrizia Scotto di Santolo, la giovane avrebbe dovuto stare in una struttura protetta, non in una casa famiglia. Poi, le doveva essere tolto il cellulare affinché nessuno la rintracciasse. Sarebbe stato auspicabile anche che Saman avesse potuto essere seguita da uno psicologo insieme ad un mediatore culturale".

Perché Saman è tornata a casa?
"Saman si è sentita costretta a ritornare a casa per prendere i suoi documenti che il padre le negava. Un ritorno non dovuto che le è stato fatale e che dimostra una rete di protezione fallimentare".

Quindi, c'è stata una 'falla' nella risposta alla richiesta d'aiuto?
"Tutti coloro che fanno parte della rete di protezione, quando una vittima di violenza (donna o uomo che sia) denuncia, devono sapere come agire. Il caso Saman dimostra che la legge c’era ma che non è stata applicata.

Quindi per questo è importantissimo che ci sia un continuo aggiornamento, informazione e formazione per coloro che operano all’Interno dei percorsi di aiuto di chi subisce violenza".



Ritiene che il matrimonio forzato debba essere integrato nell'articolo 18 bis?
"Certo. Ritengo che il matrimonio forzato debba essere integrato nell'articolo 18 bis, proprio per non incorrere in future 'sviste/errori di valutazione'. Bisogna fare tutto il possibile per evitare che ci siano altre Saman".

Crede che Saman possa essere ancora viva?
"Si dice che la speranza sia l'ultima a morire. Ma faccio fatica a credere che sia ancora viva"

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