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Le partite Iva 'a pane e cipolla' scendono in piazza contro Conte

In 200 in piazza a Sanremo per distribuire pane e cipolle e sottolineare come le categorie siano ormai alla fame. Non sono mancate accuse ai sindacati e alle associazioni dei lavoratori, considerati troppo distanti in un momento cruciale per l'Italia

Le partite Iva 'a pane e cipolla' scendono in piazza contro Conte

Ci sono Cristian che è il portavoce degli artigiani; Sonia che gestisce una ludoteca; Dennis che è il referente delle palestre sportive; Vanessa che è una dipendente; mentre Andrea rappresenta i parrucchieri. E la lista potrebbe ancora continuare. Sono, infatti, circa 200 le partite Iva che nel pomeriggio hanno organizzato un flash mob nella centralissima piazza Colombo, a Sanremo, per protestare contro il governo Conte accusato di aver raccontato un sacco di bugie e di aver abbandonato le categorie a sé stesse.

Nel corso della manifestazione è stata improvvisata una distribuzione di pane e cipolle, per portare l'attenzione sulle disastrose condizioni economiche delle categorie, costrette a pagare migliaia di euro come debiti, con in cambio promesse da parte dello Stato. "Oggi siamo in grado di darvi soltanto pane e cipolle - ha affermato Maurizio Pinto del Movimento imprese italiane - ma la prossima settimana neanche più quello". Decine gli slogan mostrati dai manifestati, molti dei quali ritraevano il premier Conte con il naso a forma di pinocchio.

"400 miliardi di bugie per le imprese", recita non a caso uno dei cartelli mostrati dagli attivisti. "Chiediamo al Presidente della nostra Regione, Giovanni Toti di portare a Roma i nostri sei punti, affinché vengono ascoltati - prosegue Pinto -. Non vogliamo essere abbandonati, ma aiutati". Al termine del flash mob ciascun partecipante ha sottolineato i motivi della propria protesta. "Quando riapriremo avremo problemi con il Durc - spiega Cristian Volpe, artigiano -. Nessuno avrà la possibilità di mettersi in regola con Inps e Inail, così ci bloccheranno il Durc e non potremo andare a lavorare nei cantieri".

Problematica è anche la situazione delle palestre. "Ad oggi non abbiamo ancora una data sicura di apertura - afferma Dennis Giusto - non ci sono le linee guida per adeguare i locali e con le regole restrittive che abbiamo, il lavoro diminuirà almeno del cinquanta per cento. Come faremo, mi chiedo, a mangiare e a pagare gli stipendi". Non meno difficoltosa è la condizione dei parrucchieri. "È dall'11 marzo che siamo chiusi - afferma Andrea Accoti -. Non abbiamo una data di apertura, non una disposizione o una prescrizione. Non sappiamo come comportarci e non sappiamo cosa fare. L'unica cosa certa è che diminuiranno gli incassi, ma le spese resteranno le stesse. Ho la rata del mutuo da pagare, l'affitto, la luce, l'Inps, l'Amaie e le entrate sono zero. Con i seicento euro dello Stato ho pagato la spazzatura".

C'è, poi, una categoria fantasma: "Siamo la categoria degli invisibili - dichiara Sonia Gaggero, titolare di un parco giochi - perché non siamo stati neppure manzionati in un protocollo di apertura.

Non abbiamo sicurezze e garanzie, ma dietro a queste attività, ci sono famiglie che rischiano di non mangiare".

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