Cronache

Sardine, fake news anti polizia. Ecco la verità sul video del migrante a terra

Migrante in manette. Le sardine condividono il video: "Buttato a terra perché senza mascherina". E chiedono l'abolizione dei dl Salvini. Ma la verità è un'altra

Sardine, fake news anti polizia. Ecco la verità sul video del migrante a terra

Mattia Santori lo diceva solo ad aprile: Matteo Salvini "sparge fake news". E invece dopo neppure tre mesi, maldetto karma, a scivolare nella bufala sono proprio i pesciolini da lui fondati. Domenica pomeriggio la pagina social delle 6mila sardine divulga indignata il video del fermo di un migrante alla stazione Centrale di Milano. Nelle immagini si vedono cinque agenti brutti e cattivi tenere a terra "un ragazzo di colore". Il commento Twitter è caustico: "Forse qualcuno dovrebbe spiegare il perché di un tale dispiegamento di forze". Immediate le proteste social. Peccato che la ricostruzione fornita dall'autore del video, divulgata senza verifice dalle sarde nostrane, non sia affatto supportata dai fatti.

Il filmato riporta così la vicenda: "Milano Centrale, 15.65. La polizia ferma un ragazzo di colore perché senza mascherina. Viene allontanato con degli strattoni, il ragazzo si agita e a quel punto in 5 lo buttano a terra e lo ammanettano". Le immagini mostrano le normali procedure di un arresto: l'uomo a terra e quattro agenti, sostenuti dai militari, che tentano di ammanettarlo. "Personalmente - si legge ancora nel video - non voglio vivere in un contesto dove queste cose possono avvenire, e dove le persone non solo lo permettono, ma lo considerano un lavoro".

La versione fornita dalle autorità è invece di tutt'altro tono. I fatti si svolgono intorno alle 16.20 di sabato 11 luglio. Gli agenti vengono avvertiti dal personale di Rfi della presenza di un uomo, senza mascherina, intendo a urlare in mezzo alla folla. Si tratta di un 25 enne originario del Mali, già noto alle forze dell'ordine, titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari ormai scaduto da un anno. Dunque irregolare sul territorio italiano. Ha precedenti per droga e ora passa il tempo vagabondando per Milano. Sabato scorso la sua vita registra un sussulto: entra nell'area arrivi della stazione forzando il tornello, poi inizia ad urlare. I passeggeri sono terrorizzati. Sul posto arrivano gli agenti e gli chiedono i documenti per identificarlo. In un primo momento l'uomo si calma e i poliziotti lo accompagnano nell'ufficio per dargli una mascherina gratuita. Poi però inizia "ancora a dar di matto", così viene ammanettato e portato via. Nulla di strano. Niente di violento. Nessun abuso. Men che meno quel "caso Floyd italiano" che ormai da qualche giorno qualcuno sembra cercare disperatamente.

Peraltro una volta identificato e perquisito nell'ufficio, al maliano gli agenti hanno trovato addosso un coltello di 36 centimetri. Non è ben chiaro perché lo avesse con sé, né se fosse intenzionato ad usarlo sulla banchina del treno. Di certo non è stato fermato dalla polizia per divertimento: subito dopo infatti è stato denunciato in stato di libertà per resistenza a pubblico ufficiale e possesso ingiustificato di armi. "Assistiamo, in questo momento storico più che mai, a tentativi ripetuti, infondati e qualche volta goffi e ridicoli, di ‘incastrare’ i poliziotti italiani per comportamenti scorretti e violenti - dice al Giornale.it Giuseppe Camardi, Segretario Provinciale Fsp Milano - Siamo sinceramente stufi. I colleghi a Milano, come gli altri altrove, hanno agito con professionalità e lucidità, con diligenza e prontezza. Cercare a tutti i costi similitudini con altre situazioni e con altri paesi è solo il frutto di una precisa volontà di delegittimazione delle Forze dell’ordine italiane". Gli fa eco Massimiliano Pirola, segretario del Sap milanese: "Siamo stanchi di veder strumentalizzato ogni nostro intervento. Ci dicano: come dobbiamo fermare una persona? È logico che siamo in tanti, ma solo perché dobbiamo bloccarlo prima che si faccia male qualcun altro. E noi il ginocchio sulla testa non lo mettiamo mai. Non è corretto usare spezzoni di video per farci passare come la polizia di Pinochet".

Come mai allora le sardine hanno preso e ripubblicato un video che è più di una mezza fake news? Stando a quanto racconta Milano Today, il video sarebbe stato ripreso da un writer milanese e caricato su Instagram. Poi è stato rilanciato da un blogger su Facebook, con un post da 1.350 condivisioni al grido di "#blacklivesmatter non deve essere solo un modo per pulirci la coscienza pensando agli Stati Uniti" perché "queste cose accadono anche da noi". Infine, domenica è stato pubblicato su Twitter dalle Sardine per chiedere (ma poi, che c'entra?) l'abolizione dei decreti sicurezza. Peccato che quelle sovraimpressioni piene di imprecisioni sulle dinamiche dei fatti fossero ancora lì.

Rilanciate, senza verifica, dalle sardine in salsa di bufala.

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