In questa Italia ipocrita e perbenista che affetta atteggiamenti politicamente corretti, ogni tanto i progressisti fanno la pipì fuori dal vaso e rivelano la loro autentica natura volgare, identica a quella dei populisti, come vengono etichettati coloro che stanno col centrodestra, magari con la Lega, plebea per antonomasia e perfino omofoba. Si dà il caso che martedì sera si sia disputata una partita di calcio quasi importante: Napoli-Inter, vinta dai milanesi, che hanno acquisito così il diritto ad accedere alla semifinale di Coppa Italia. I partenopei schierano una formazione raccogliticcia, lasciando i campioni in panchina per non usurarli in vista del girone di ritorno del campionato, quello vero.
L'allenatore, Sarri, ex funzionario di banca (Monte dei Paschi), sotto di due gol e quindi già sconfitto, litiga con il collega che guida gli avversari. Non entriamo nel merito della discussione, non ne vale la pena. Segnaliamo soltanto che volano parole pesanti. Il trainer del Napoli attinge a piene mani dal linguaggio da trivio e, al culmine dell'ira, dice a Mancini: sei un finocchio, un frocio. Nello sfogo si è risparmiato il termine più in uso sotto il Vesuvio per definire gli omosessuali: orecchione. Forse si è trattato di una dimenticanza dovuta allo stato d'animo eccitato del valente e troppo focoso mister.
Una bega di questo tipo avrebbe meritato di essere dimenticata. Invece, è stata alimentata dallo stesso Mancini che ha rifiutato le scuse di Sarri (resosi conto di aver ecceduto nelle intemperanze verbali) e incrementato la polemica, affermando che il vivace interlocutore non ha l'educazione idonea a calcare i campi di calcio. Insomma, per rimanere nel tema pecoreccio, è scoppiato un gran casino. Il bisticcio è diventato un affare di Stato, di cui ieri si è dibattuto da mane a sera su ogni media. Nel nostro Paese di caciaroni ciò che andrebbe silenziato, al contrario viene amplificato. Cosicché lo scazzo fra i due uomini di sport rischia ora di precipitare in politica. In effetti, suona strano che il «comunista» Sarri sia scivolato sul terreno accidentato dei gay, proprio lui che, essendo di sinistra dovrebbe sapere che è lecito tutto dalle nostre parti tranne che trasformare in insulto l'attitudine sessuale di moda. Sfottere i froci è considerato un reato. E forse è giusto così. Rimane da chiedersi perché, viceversa, è normale dare del puttaniere a uno che ha la fissa delle donne. Ma questo è un altro discorso.In conclusione, Sarri ha commesso un grave errore, ha rimediato una figuraccia. Sarebbe velleitario cercare di difenderlo. Un personaggio pubblico non dovrebbe scadere a frequentatore di bettole. L'allenatore in questione però ha avuto il coraggio di porgere le proprie scuse all'offeso, e questi avrebbe fatto bene ad accettarle anziché dare fiato alle trombe dell'indignazione. Sarebbe stato opportuno chiudere il contenzioso e archiviarlo, onde evitare strascichi grotteschi. Merita infine ricordare che la sinistra, attualmente tanto delicata nei confronti dei «froci», un tempo era talmente bacchettona da avere espulso Pier Paolo Pasolini dal partito per «indegnità morale», liquidando il poeta con questa frase poco elegante: «Un pederasta borghesuccio degenerato», solo perché amava i maschi e non aveva concubine.
L'organo ufficiale del Pci, L'Unità, in proposito scrisse questo leggiadro corsivo: «Prendiamo spunto dai fatti che hanno determinato un grave provvedimento disciplinare a carico di Pasolini per denunciare le influenze di correnti filosofiche e ideologiche dei vari Gide, Sartre e altrettanto decantati letterati, che si vogliono spacciare quali progressisti, ma che in realtà raccolgono i più deleteri aspetti della degenerazione borghese».Caro Sarri, come vede, anche se lei ha torto marcio è in buona compagnia. Togliatti sui gay aveva la sua stessa opinione. Faccia valere questa circostanza: sarà perdonato. Speriamo anche da Mancini.Vittorio Feltri- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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