Lo chiama il ministro della Crudeltà. E invita i media a boicottarlo, imbrigliandolo nella rete del silenzio. Dopo aver tuonato per anni in difesa della libertà di espressione, ora Roberto Saviano prova a mettere il bavaglio a Matteo Salvini. Naturalmente lo scrittore di Gomorra nobilita rabbia e frustrazione, catalogando questo suggerimento cosi crudo e drastico alla voce obiezione di coscienza, ma la sostanza non cambia.
Salvini di questi tempi è il pifferaio magico che incanta gli italiani, ma invece di contrastare, anche aspramente, le posizioni del ministro, l'intellettuale napoletano prova a togliergli l'audio. Sia pure in forma di provocazione. E, insomma, fatalmente ottiene l'effetto opposto: rafforza il cattivismo del leader della Lega e gli serve su un piatto d'argento altri consensi, in particolare quelli di chi non sopporta più le prediche dei soliti noti, sprofondati nei soliti divani dei soliti salotti.
Dunque, Saviano va a Radio Capital e nel corso del programma Circo Massimo va a testa bassa contro il titolare dell'Interno: «I media devono dar conto delle notizie, se non lo facessero negherebbero la loro funzione. Ma dar conto di una notizia non è un atto neutro: non si può chiedere buonsenso e misura a chi ha completamente perduto ogni freno inibitorio, utilizzando addirittura i figli per sdoganare la crudeltà dell'Uomo Qualunque».
Dunque, Salvini è un pericolo per la democrazia, calpesta la Costituzione e va sigillato dentro una gabbia perfettamente insonorizzata. Parlerà, come ha sempre fatto, ma nessuno lo ascolterà perché i giornali e le tv ignoreranno le sue parole.
Almeno, questa è la raffinata idea che ha in testa Saviano: «Chiedo a chi informa di accettare una forma di obiezione di coscienza, non dando notizia e non commentando le affermazioni più gravi di Matteo Salvini, quelle contrarie ai principi della nostra Carta costituzionale che ha al proprio nucleo la tutela dell'Uomo».
Neanche Berlusconi, secondo Saviano, era giunto a tanto: ora per l'autore di molti libri di successo la misura è colma e Salvini, i cui consensi stanno lievitando giorno per giorno, va fermato in qualche modo.
Ci sarebbe, ci dovrebbe essere una narrazione politica alternativa, un'idea diversa e più inclusiva di società, ma Saviano va per le spicce. Demonizza. Scaglia l'anatema. E prova ad aggirare anche l'accusa più insidiosa: quella di essersi trasformato in censore, proprio lui che ha tuonato in difesa della libertà e di tutte le libertà, messe in pericolo da violenza e sopraffazione.
«Questa non è censura - è il suo slalom - perché il potere censura; sarebbe, invece, una forma disperata di opposizione all'orrore. Costringiamo Salvini a parlare di politica nell'esercizio del suo ruolo chiave di ministro dell'Interno. Altrimenti - è il monito apocalittico scagliato sulle nostre teste - abituiamoci ad avere un ministero della Crudeltà e a rassegnarci all'idea che i nostri figli dovranno fare i conti con un concetto di libertà proprio dei regimi autoritari ai quali guarda con trasporto il ministro della Crudeltà».
La chiusura è perfettamente in linea con i toni drammatici utilizzati: «Facciamolo ora perché domani potrebbe essere troppo tardi».
Difficile pensare che qualcuno possa seguire Saviano
nei suoi incubi. Facile immaginare che Salvini, il cui gradimento sta ormai raggiungendo e superando quello dei Cinque stelle, possa appuntare al petto come una medaglia la lezione antidemocratica del democratico Saviano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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