Da San Candido a Siracusa imperversa una forma maniacale di cubismo. In luoghi bellissimi sovrintendenti e assessori innestano orride scatole per togliere a luoghi monumentali aura e dignità.
Ecco sorgere in piazza del Magistrato a San Candido, accanto alla collegiata dell'anno Mille e al duomo di San Michele, un cubo di cemento di 9x9 m per la funzione di padiglione musicale, quando per un concerto nulla è meglio di una piazza libera. Analogo orrore a Siracusa nella piazza d'Armi davanti al castello Maniace in Ortigia. E non l'idea di un privato, ma una scatola immonda su un basamento di cemento armato in area del nazionale. Due episodi in due regioni autonome, con sovrintendenti che dipendono da assessori ai quali io rivolgo la mia esortazione a impedire lo scempio che indigna i cittadini. Il sovrintendente deve difendere i contesti, non autorizzare speculazioni. In Sicilia all'ex assessore Granata e all'attuale assessore Tusa, se non potranno in qualche modo intervenire, risponde una brava sovrintendente che io ben conosco, e che è organica alla amministrazione delle Belle Arti: Beatrice Basile, la quale scrive, acutamente, e vale anche per l'intruso di San Candido: «Una delle cose che mi hanno maggiormente colpito, in questa vicenda del Maniace, è che l'oggetto del contendere è stato definito, nella maggior parte dei casi, con termini come spazio pubblico, spazio non utilizzato, piazza negata, spiazzo polveroso. Termini che fanno riferimento alla categoria degli spazi indifferenziati, non-luoghi. La Piazza d'Armi, così com'è, è un segno storico forte; ed è dunque perfino riduttivo considerarla come una pertinenza del monumento; è essa stessa monumentum. È in quanto tale che va tutelata.
La sua natura di Piazza d'Armi è in quella vasta ininterrotta spazialità che dà tanto fastidio, e che si vuole incongruamente colmare con aiuole, vialetti, orticelli più o meno sociali e altre banalità del genere (per non parlare della costruzione in corso d'opera)». Ma perché il buon senso e così raro?
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