Alta tensione tra Italo e il Comitato tecnico scientifico, protagonisti a mezzo stampa di una serie di botta e risposta al vetriolo. «Se andiamo avanti con queste regole anti-Covid l'alta velocità non avrà più un concorrente privato», ha spiegato ieri sulle pagine del Fatto Quotidiano l'ad di Ntv Gianbattista La Rocca ribadendo l'allarme lanciato sul Messaggero il 10 Settembre. Immediata la replica del Cts (tramite Huffington Post): «Italo non può addossare al Covid e al Comitato tecnico scientifico difficoltà economiche e occupazionali che esistevano già prima della pandemia». Una stoccata che Italo ha rispedito al mittente con una lettera di replica: «Italo non versava in alcuna crisi economica e occupazionale prima della pandemia, e prova ne sono i bilanci degli ultimi 3 anni da cui si evince un costante incremento dei ricavi, del mol e degli utili». Ma cos è in concreto a dividere le parti? Italo chiede da mesi al governo di equiparare l'Alta velocità al resto dei trasporti nelle linee guida anti-Covid permettendo così una capienza fino all'80%, mentre oggi si è fermi al 50 per cento. Una riduzione che, in questi mesi, ha causato al gruppo, insieme al lockdown, una perdita che sfiorerà, a fine anno, il mezzo miliardo. In gioco ci sono poi 1500 posti di lavoro, 5mila con l'indotto. Ecco perché, passata la fase emergenziale, La Rocca ha chiesto un cambiamento: «Non siamo contro la sicurezza, ci mancherebbe, ma le regole o sono uguali per tutti o non lo sono». Il trasporto aereo e quello locale sono stati infatti «liberati» da tempo da questa restrizione: «Gli aerei viaggiano da mesi al 100% di capienza, e il trasporto pubblico locale all'80%, solo l'Av è rimasta al 50, eppure vale solo il 10% del trasporto ferroviario» ha spiegato l'ad. Per Italo, inoltre, ed è qui forse il cuore della disputa, questa misura crea «una grande disparità tra concorrenti. Noi viviamo solo dei biglietti, mentre Trenitalia è anche sui servizi regionali, che sono sussidiati, così come gli Intercity. Da una parte un privato e dall'altra un'impresa sussidiata tramite altri business. Non c'è partita». Insomma, l'idea di fondo è che si stia favorendo Trenitalia, soggetto pubblico, con una scelta politica non inerente alla salute. Un'accusa, quella avanzata da Italo, nata dopo l'incontro tra le parti (Italo e Cts), andato in scena martedì, e in occasione del quale il Cts ha deciso di rinviare la decisione sull'Av. «Eppure - spiega Italo - abbiamo presentato e attuato 14 interventi per convincere il Cts, nessuno presente nel trasporto locale». «La nostra scelta è basata su valutazioni tecniche, studi scientifici e analisi dei rischi», ha fatto notare ieri il Comitato dalle pagine dell'Huffington Post. Insomma, il Cts non ci sta a caricarsi sulle spalle questioni di natura economica che potrebbero diventare anche politiche. Una presa di posizione netta, quella del Cts, che, starebbe anche valutando di inviare al ministro della Salute e, per suo tramite, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, una nota riservata per ribadire la natura tecnica della scelta. D'altra parte, anche Italo non molla e nella lettera di replica ribadisce che si riserverà di agire nelle sedi competenti per tutelare i propri diritti e chiedere il risarcimento dei danni subiti. Ma la partita non è del tutto chiusa.
La discussione riprenderà già oggi quando i tecnici torneranno a riunirsi. E nel pomeriggio la dichiarazione della sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa ha aperto uno spiraglio: «Il Cts scientifico è orientato a uniformare tutto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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