Se la censura stritola persino Alain Delon

Se la censura stritola persino Alain Delon

L a macchina della censura, una volta che si è messa in moto, diventa difficile da controllare. In questi giorni, assistiamo a due vicende solo all'apparenza lontane.

Partiamo da quella più vicina a casa. Il Circolo Pink, associazione Lgbt nata sulle ceneri di un Arcigay, chiede al sindaco di Verona la cancellazione dello spettacolo Romeo e Giulietta in programma il 26 agosto. La pietra dello scandalo è l'atteso protagonista: il ballerino russo Sergei Polunin. Un fenomeno, a detta di alcuni. Un omofobo, a detta del Circolo Pink ma anche dell'Opera di Parigi spaventata dai tatuaggi di Polunin: Putin sul cuore e l'Ucraina (russa) sulla mano. A Parigi non ci hanno pensato due volte e gli hanno tolto il ruolo di Sigfrido nel Lago dei Cigni. Polunin ha manifestato opinioni da fesso sugli omosessuali e le donne sui social network.

Si può essere fessi e grandi ballerini. A Verona, Polunin viene a ballare non a dire fesserie dal palcoscenico: impedirgli di fare il suo mestiere significa limitarne la libertà in nome, paradossalmente, della libertà.

Ancora più grottesche le notizie che arrivano dal Festival di Cannes dove imperversa la polemica contro la Palma d'Oro alla carriera assegnata ad Alain Delon. L'attore non ne sarebbe degno per le sue opinioni sessiste e politiche (Delon non ha mai sbandierato ma neppure nascosto simpatie per la destra di Le Pen). Ma se Alain Delon, interprete di una serie di capolavori, da Rocco e i suoi fratelli a Il gattopardo, è indegno della Palma onoraria, chi ne sarebbe degno? Femministe, omosessuali e qualunque altra minoranza vi venga in mente sono passati dalla giusta richiesta di essere «riconosciuti» dalla società alla pretesa di emarginare chiunque, senza commettere reati, manifesti opinioni diverse dalla loro.

Gli ex censurati, che si battono per la propria libertà, non appena raggiunto il traguardo, vogliono toglierla agli altri. È un meccanismo simile a quello visto in azione al Salone del libro di Torino. Un editore di libri non fascisti (Altaforte) è stato escluso per le idee fasciste del proprietario. Avanti così.

Il prossimo passo è selezionare chi ha diritto di voto in base alle opinioni espresse su Facebook.

Perché un fascista o un omofobo dovrebbero avere il diritto di scegliere chi ci governa? Sono un pericolo per la democrazia... Chi lo ha detto? L'opinione pubblica, anzi una parte dell'opinione pubblica che ha in mano le chiavi dei media. Da brividi.

Alessandro Gnocchi

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