Se il governo italiano si inchina alla jihad

La libertà di religione e di opinione non c'entrano con la scelta di Silvia: si tratta di accettare, comunque la si travesta, l'opzione di distruggere l'Occidente con le sue libertà dopo un training ideologico di quasi due anni

Se il governo italiano si inchina alla jihad

La libertà di religione e di opinione non c'entrano con la scelta di Silvia: si tratta di accettare, comunque la si travesta, l'opzione di distruggere l'Occidente con le sue libertà dopo un training ideologico di quasi due anni in cui le si è ripetuto che si deve scegliere la morte sulla vita. Questo è il mantra che ripete il mondo in cui la ragazza italiana rapita è stata indottrinata, non risulta che in parallelo abbia frequentato una scuola di islam moderato. Proveniente da quell'ambito, dopo 536 giorni di prigionia nelle mani di Al Shabaab e un prezzo forse di 4 milioni pagato dal governo, è scesa dal volo incartata nell'hijab. Avrebbe potuto giungere almeno vestita come Silvia faceva, dato che l'abito in certe occasioni fa il monaco. Poiché la consideriamo un essere intelligente, dobbiamo pensare che abbia usato il corpo per violare l'icona in base alla quale l'Italia ha combattuto una battaglia di servizi per 18 mesi. L'icona era quella della 23enne sbracciata, abbronzata, scherzosa come lo sono i ragazzi in giro per il mondo per una buona causa. Quella non c'è più: avanza giù dalla scala dell'aereo Aisha, imbacuccata, reduce da un misterioso rapporto in cui Al Shabaab l'ha costretta o ipnotizzata. «Sono diventata islamica», ha detto subito, fiera del suo nuovo nome, aggiungendo che nessuno l'ha costretta. Anzi, la trattavano bene, ha detto, immemore del fatto che quelli delle donne fanno schiave sessuali, le vendono, le picchiano, le lapidano quando le sospettano di tradimenti, le usano per il riposo del guerriero, come fattrici del terrore, o suicide. Sballottata fra foreste e strade dove manca tutto, nelle mani di un branco di assassini fra i 7 e i 9mila che hanno nella loro carta di fondazione l'amputazione della mano, la lapidazione, l'avvento dell'islam mondiale come missione.

Al Shabaab ha commesso così tante atrocità che è impossibile elencarle. Il premier Giuseppe Conte e il suo ministro degli Esteri Luigi Di Maio se sapevano del cambio d'identità, mentre all'aeroporto salutavano la gioia italiana, sacrosanta, di riportare a casa una prigioniera, dovevano trovare una parola che evitasse lo striscione di propaganda per il terrorismo. Se in Italia c'è libertà di religione, non è ideologia, e se Silvia ha il diritto di essere salvata e, come figlia di una democrazia, quello di cambiare religione, l'islam di Al Shabaab è un nemico, e la sua educazione non è stata tenuta da anime pie. Quindi il buon senso chiedeva che Conte e Di Maio ribadissero in nome di che cosa la ragazza era stata salvata; che l'ideologia base dell'islamismo conquistatore, tagliagole, esplosivo in primis contro gli islamici considerati traditori, di cui fa strame, qui non ha posto.

Un messaggio chiaro che in Occidente i leader non sanno ripetere, non piace pronunciare la parola islam associandola a terrorismo, ma qui era indispensabile fare chiarezza. Si è generata un'indegna manipolazione, che ha usato come veicolo Silvia, compiuta da chi ci odia. I sorrisi del governo dovevano avere una chiara postilla.

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