Se la moda preferisce i party ai funerali dei colleghi

Stilisti assenti al funerale di Krizia: viviamo in un mondo nel quale ormai non è solo difficile vivere, ma perfino morire

Se la moda preferisce i party ai funerali dei colleghi

Viviamo in un mondo nel quale ormai non è solo difficile vivere, ma perfino morire. Anche a novant'anni, dopo aver fatto un po' di storia (non solo della moda) del tuo Paese e per l'anagrafe sei Mariuccia Mandelli, in arte Krizia. «Il nostro è proprio un mondo di m...» si è lasciata andare ieri una regina milanese delle passerelle e dei salotti tra le navate di Sant'Angelo dove s'è visto ben poco di quel mondo patinato che sgomita per un posto ai piedi delle passerelle o ai party delle settimane della moda.

Forse «bisognerebbe morire come Gianni Versace, in modo drammatico, per far parlare i colleghi», chiosava un altro monumento come il presidente onorario della Camera della moda, Beppe Modenese. Uomo d'altri tempi, penserà qualcuno. Ma soprattutto d'altri sentimenti. Quelli che hanno abbandonato quello che forse è diventato solo un circo o una macchina per far soldi. E molto più spesso debiti. «Bisognava essere ciechi per non vedere che non c'era nessuno se non i Missoni e la Curiel, ma - aggiungeva Modenese - non voglio dare giudizi, viviamo in un mondo così superficiale che tutto può succedere».

Non solo. «Ai funerali o si va per affetto o per dovere. Evidentemente l'affetto non c'era e i colleghi non si sono sentiti in dovere».

Nell'orazione funebre dello stesso Modenese, il ricordo di Krizia. «Estremamente intelligente e piena di idee. Nascondeva dietro una scorza di durezza un cuore buono e un grande senso dell'amicizia. Una donna normale nella vita di tutti i giorni, eccezionale nel suo mestiere».

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