Cultura e Spettacoli

Se nemmeno al cinepanettone piace il reddito di cittadinanza

Il ritorno da record di Boldi-De Sica e il paese reale

Se nemmeno al cinepanettone piace il reddito di cittadinanza

Oltre il successo c'è di più. Amici come prima di Boldi e De Sica è stato il film più visto nel giorno di Natale: oltre 180mila persone sono andate a vederlo al cinema, con un incasso di 1 milione e 334mila euro, più del Ritorno di Mary Poppins e di Bohemian Rhapsody. È stato insomma il (cine)panettone più consumato dagli italiani nel (cine)giorno forse più pregiato dell'anno. Un successo che, al di là delle valutazioni critiche, diventa anche un test per sociologi, politici, operatori del settore. Nonostante tutta la gamma di nuove variazioni nella «fruizione» del cinema (attraverso streaming, download, device vari eccetera) la maggior parte degli italiani che va al cinema dopo il pranzo di Natale sceglie ancora una formula ormai tradizionale. Molti di loro, magari, vanno in sala soltanto a Natale, lo fanno per abitudine, per rituali familiari, per ritrovare un appuntamento fisso nell'epoca della liquidità e del forsennato cambiamento di stili, usanze, persino status symbol. Hanno scelto la «coppia delle coppie» della nostra commedia. Probabilmente molti dei 180mila seduti sulle poltroncine dei cinema fino a pochi anni fa non avrebbero mai pensato di scegliere un cinepanettone dopo il panettone. Qualcuno forse li disprezzava e, nell'ostentazione di questo disprezzo, confidava di trovare la patente da autentico cinefilo oppure, addirittura di spirito libero. Tutto cambia.

Ma nel successo di Amici come prima, che va al di là della prevedibile curiosità di rivedere insieme la coppia dopo 13 anni, c'è anche la spietata capacità della commedia all'italiana di avere più chiavi di lettura. Ci sono le risate, spesso prevedibili, qualche volta grevi, altre ingenue. C'è una trama che, in qualche passaggio, ha punti di contatto con capolavori come Tootsie o Mrs Doubtfire. E c'è anche la capacità di rinascere tutta italiana, di reinventarsi con magari qualche furba licenza ma senza piagnucolare o rimanere inerti. Cesare (De Sica) viene licenziato a bruciapelo dall'hotel di lusso nel quale era direttore. Disoccupato, non ha il coraggio di dirlo a moglie e figlio, che continuano a ritenerlo saldamente al lavoro. Allora decide di travestirsi per ottenere il ruolo di badante dell'anziano proprietario dell'hotel, Massimo (Boldi). È fatta, e lo stipendio da 5000 euro al mese garantisce a Cesare/Lisa di conservare il reddito e la faccia (per quanto truccata) davanti alla famiglia e a se stesso. E potete immaginarvi la gragnuola di battute, situazioni nonsense parodistiche e surreali: a giudicare dai commenti, si ride, e di gusto. Insomma, per dirla tutta, Cesare senza lavoro non riesce a stare, ma non protesta contro il sistema, non si appoggia alla boa di un qualsiasi reddito di cittadinanza.

Pur nel contesto lieve di una commedia natalizia, non si perde d'animo, reagisce, si reinventa, fotografando con il sorriso lo spirito di un'italianità borghese e laboriosa che, evidentemente, a qualcuno conviene non stimolare.

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