Se la paura di avere un bebè malato diventa follia omicida

ma per i bimbi imperfetti e mai nati nessuno spenderà lacrime e appelli

Se la paura di avere un bebè malato diventa follia omicida

E così siamo all'avvelenamento precauzionale. Infatti, se sono giuste le informazioni che trapelano dagli inquirenti, l'impiegato comunale emiliano ha offerto all'amata una bottiglietta con detersivo per lavastoviglie «poiché temeva che il nascituro potesse avere problemi di salute». Forse voleva uccidere mamma e bambino, oppure farla star male il giusto purché abortisse la creaturina che era anche suo figlio.

Ucciderlo perché non voleva che il piccolo soffrisse per qualche handicap: sono le tesi naziste per giustificare l'eutanasia dei bambini malformati. Il nascituro invece sta bene, si salva. La madre è in coma e lotta per la vita con la tenacia con cui voleva tenere quel bimbo, poiché l'amore vince ed è più importante della malattia nel determinare un destino. È più forte e più bello stringere il proprio figlio tra le braccia, non perché «normale» ma perché tuo figlio. E per il bambino vale la pena vivere anche solo per essere avvolti da questa tenerezza, che incide la vita più delle difficoltà; non le evita, ma consente di attraversarle.

Il padre voleva fargli del male: però il misterioso filtro materno che impedisce che i veleni passino nel figlio, attraverso il cordone ombelicale e le acque amniotiche, ha funzionato. Dev'essere stato programmato questo scudo dal Padreterno o dall'astuzia della natura per uno strano disegno che dovrebbe farci meditare. Non sappiamo se una volta nato il piccino avrà effettivamente problemi. Non abbiamo il diritto di saperlo e abbiamo il dovere di ignorarlo. Di certo per quanti handicap possa avere, il più grave è la sventura di essere stato concepito da un simile padre. Che razza di madre meravigliosa, però.

Domanda e proposta. Che cosa esponiamo per questo orrore bolognese contro una madre, oltre al sacrosanto straccio rosso contro il femminicidio? Giustamente una filosofa femminista ha scritto ieri al volo, alla notizia della soda caustica versata nella bibita della donna: «Non parlateci di raptus». Non è stato un raptus. Bensì, se valgono le notizie di agenzia, un assassinio premeditato contro un bambino non nato a costo di rischiare di ammazzarne la madre. Allora accanto a quel panno color porpora sventoliamo anche un pannolino candido, visto che le fasce non ci sono più, per esprimere l'orrore per la violenza contro i bambini neonati o non nati, ma che respirano, e sono vivi e cercano di resistere e si muovono in quelle pance adorabili.

Non accadrà. Nessuno sventolio bianco. Purtroppo questo non è contemplato dal politicamente corretto. Non pretendiamo di penetrare le ragioni di questo gesto bestiale, anzi le bestie non lo fanno.

Eppure. Accidenti. Non è mica facile sapere che diventerai padre e dovrai trepidare per il destino di un figlio handicappato in un mondo già così difficile.

Chi non è in quella condizione di angoscia forse dovrebbe tacere, però parla lo stesso. Raramente mi è capitato di conoscere famiglie più realizzate e felici di quelle che hanno accolto e fatto fiorire un bimbo che altri avrebbero scartato, e che è un fiore bellissimo, anzi una persona unica.

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