Coronavirus

Se sfiora la destra la malattia fa bene

Se sfiora la destra la malattia fa bene

Sono tutti Zingaretti, in questo fine settimana di «normale» contagio. Lo sono i parlamentari del Pd, lo sono i leader del centrodestra e lo sono persino i rappresentati del Movimento 5 Stelle. E sarebbe tutto normale, se fossimo in un Paese normale. Un leader politico, per di più presidente di una Regione, contrae il Covid-19 e tutti, ma proprio tutti, si augurano che guarisca il prima possibile. Lavano via con l'amuchina le durezze dello scontro politico e mettono da parte le polemiche. Solo che il coro di solidarietà, bellissimo e giustissimo, stride con le dichiarazioni raglianti dedicate poche ore prima a Matteo Salvini. Venerdì sera: si diffonde la notizia che un agente della scorta del leader leghista è positivo al virus. Non passano neanche cinque minuti - evidentemente avevano la cartuccia nel caricatore pronta da settimane - e partono le polemiche. Non le rassicurazioni, la solidarietà, gli auguri all'ex ministro di non aver contratto alcuna malattia. No, non si sa ancora se Salvini abbia il virus, ma per sicurezza iniziano gli attacchi, con l'accusa, nemmeno troppo sottesa, che in fondo se la sia cercata. Lui che ha quel viziaccio di andare sempre in giro, che stringe le mani, chiude i porti e i confini e poi si becca un virus perché tanto le frontiere non servono a un tubo. Per amor di Patria tralasciamo i post bercianti postati sul web dagli odiatori seriali. Ci occupiamo solo di qualche dichiarazione ufficiale. Inizia il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia (M5s) con una lezione di educazione civica ad personam: «Non faccia di testa propria e segua le regole del governo. La salute dei cittadini viene prima del consenso elettorale». Si sta già profilando l'immagine di Salvini grande untore e quindi di una imminente quarantena. Che poi, immaginatevelo Salvini in quarantena, come minimo fa 24 ore di diretta Facebook continuative che nemmeno il Telethon. Pochi istanti dopo tuona il, solitamente ragionevole, viceministro Stefano Buffagni: «Non si gioca sulla pelle degli italiani, sono certo finalmente ora anche Salvini lo avrà capito, perché il virus, è un nemico che non fa distinzione di razza o appartenenza politica». Eccolo qui: il virus è pedagogico e l'alunno Matteo Salvini aveva bisogno di un bel ripasso. Tal Giorgio Trizzino, parlamentare pentastellato, addirittura la butta in filosofia e praticamente ammette di tifare per il virus, ché in fondo ci farà bene ed è quasi un giustiziere della nostra società (effettivamente ci sta facendo decrescere, in tutti i sensi, quindi non stupisce che trovi sponda tra i sostenitori della decrescita): «Il virus divide ed unisce e questo farà maturare ciascuno di noi solo quando comprenderemo che siamo sulla stessa barca. E credo che anche Salvini se ne stia rendendo conto. Non chiede permesso di soggiorno il virus. Davanti a lui siamo tutti uguali ed è questo che ci mette paura ma in fondo rende giustizia all'umanità». Ecco: umanità, la parola giusta. Quella che spesso, specialmente tra grillini e sinistra, viene a mancare quando si parla di Salvini e dei suoi alleati. Perché in fondo, se sei di centrodestra, un po' il virus te lo sei cercato. E il paradosso è che molti di questi sono quelli che per mesi ci hanno rotto le scatole col mantra «restiamo umani, restiamo umani».

Dovrebbero iniziare loro.

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