Gentile direttore,
sono uno dei 19 feriti nell'attentato del 12 novembre 2003 a Nassiriya. Ho letto l'articolo che il Giornale ha fatto sulla commemorazione del 16° anniversario della strage. E a dire il vero mi ha fatto un poco rabbia leggere tutte quelle dichiarazioni fatte dal presidente della Repubblica a tutti gli uomini politici, richiamando sempre la stessa solfa, non dimenticheremo mai gli eroi morti. «Eroe», parola che in Italia ormai viene scritta è detta spesse volte.
Ma gli eroi chi sono? Eroe per me è il carabiniere Filippa, morto nella strage di Nassiriya, perché con la sua pronta reazione e uccidendo i terroristi ha evitato che il camion potesse penetrare di più nella base e fare danni maggiori. Sì, questo è il mio eroe che ha salvato la vita a me ed altri miei fratelli in armi, che eravamo all'interno della base Maestrale. Eroe è colui a cui viene riconosciuto questo status con la medaglia d'oro al Valor militare, e lei crede che gli sia stata concessa? No, egregio direttore. Perché un ministro della Difesa a suo tempo, ha dichiarato davanti alle vedove e a noi feriti e cito testualmente: «Fin quando sarò ministro, non darò nessuna medaglia». Ma l'oblio delle nostre istituzioni è anche verso i 19 feriti. In questi sedici anni, nessuno si è mai degnato di fare una telefonata per sapere come stavo fisicamente e mentalmente. Non veniamo più invitati alla commemorazione ufficiale della strage.
E io una risposta me la sono data, forse hanno paura che noi feriti, unici veri testimoni e depositari di ciò che è accaduto in quei 4 mesi di permanenza a Nassiriya, possiamo dire qualcosa che per i vertici militari non sia politically correct e come d'altronde è venuto fuori dalle varie sentenze dei tribunali.
Per finire questo mio sfogo posso dirle che per me Nassiriya è ogni santissimo giorno, ogni santissima volta che mi guardo allo specchio e vedo le cicatrici sul mio volto, che come direbbe il rapper Jovanotti, non sono altro che un autografo di Dio; mentre per questi politici, per i vertici militari Nassiriya è solo una parata da fare.Vittorio De Rasis* tenente colonnello in congedo
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