Economia

Segreti e poteri del "Corriere" di Cairo

Che succede al Corriere della Sera? C'è da chiederselo dopo la vittoria di Urbano Cairo, che già controlla La7, nella contesa per il controllo di Rcs

Segreti e poteri del "Corriere" di Cairo

E adesso che succede al Corriere della Sera? C'è da chiederselo dopo la vittoria di Urbano Cairo, che già controlla La7, nella contesa per il controllo di Rcs. Come cambieranno i rapporti di forza tra il primo quotidiano italiano e il potere politico? Di sicuro, dal punto di vista delle relazioni, degli equilibri e dei contrappesi, è una rivoluzione, perché il ruolo di azionista di riferimento cambia dopo 40 anni di condominio dei cosiddetti poteri forti. Alcuni dei quali - Mediobanca, Pirelli, UnipolSai, Della Valle - fanno proprio parte della cordata battuta da Cairo. In altri termini, dietro al Corriere c'è sempre stato un establishment finanziario e industriale che ora - clamorosamente sconfitto - lascia il passo a un nuovo protagonista: per la prima volta un editore puro, che ci ha messo i suoi soldi, e che senza risultati rischia in prima persona. Cairo appunto. Ancorché non da solo, dal momento che l'appoggio decisivo al successo dell'operazione, in termini di mercato e di relazioni, è arrivato da Intesa, tramite il lavoro svolto da Gaetano Micciché, il presidente di Banca Imi. Ma con la regia e il supporto dell'ad della prima banca italiana, Carlo Messina, che dopo questa operazione consolida definitivamente il ruolo di top banker della nazione e di riferimento governativo già conquistato con le operazioni bancarie recenti del fondo Atlante e Veneto Banca.

Allora, andando per ordine, bisogna partire proprio da qui, da Intesa. E dal suo padre nobile, nonché presidente emerito, Giovanni Bazoli. Perché non è stato certo un caso che alla vigilia dalla scadenza delle offerte, giovedì scorso, il Corriere abbia pubblicato una lunga intervista nella quale dichiara l'intenzione di votare «sì» al referendum costituzionale. Una scelta più da minore dei mali che altro, ma tanto bastava - è parso - per tranquillizzare il governo sulle possibili intenzioni dei probabili futuri nuovi padroni di Rcs. Anche perché, si dice, tra i papabili per la futura presidenza del gruppo sia in pole position Ferruccio De Bortoli, l'ex direttore molto apprezzato e sostenuto da Bazoli, cacciato l'anno scorso con l'ok di Mediobanca, che qualche settimana fa, proprio da La7, aveva invece detto di votare «no». Per questo, letta in controluce, l'intervista a Bazoli dà una prima indicazione. Non necessariamente renziana, ma chiaramente moderata. Rivolta anche a chi, guardando i programmi di La7 con Marco Travaglio ospite fisso, l'aggressivo Tg di Mentana e il tono dei vari talk show, teme una deriva di stampo grillino. Altro elemento di riflessione, che deriva dalle indiscrezioni finanziarie, è su Mediolanum, il cui patron Ennio Doris avrebbe consegnato i titoli Rcs delle gestioni a Cairo. In linea, tra l'altro, con quanto dichiarato da Silvio Berlusconi a Virus, e cioè di fare il tifo per l'editore milanese, suo ex dipendente negli anni Ottanta. Elementi che contribuiscono, per qualcuno, a vedere Cairo anche vicino al retroterra del mondo da cui viene.

Dal canto suo l'editore milanese ha tranquillizzato direttamente il vertice del quotidiano, garantendo che non ha intenzione di cambiare il direttore, Luciano Fontana, e dunque di non toccare la linea editoriale. E pare che in queste settimane abbia incontrato anche il plenipotenziario renziano per l'editoria, Luca Lotti.

Di sicuro l'uscita del Corriere dall'orbita di Mediobanca ne sposta il baricentro delle relazioni con le grandi istituzioni, tradizionale atout del quotidiano milanese. Piazzetta Cuccia esce dal ruolo di grande interlocutore, mentre alcuni soci Rcs proveranno a ricostruire il rapporto con Cairo. Come avrebbe già fatto Diego Della Valle in un incontro organizzato da due mediatori quali Carlo Rossella e Gianluigi Paragone.

Infine sarà importante vedere chi sarà il prossimo amministratore delegato di Rcs, visto che se Fontana resterà al suo posto lo stesso non accadrà per l'attuale cda, nominato da Mediobanca & c. A partire dall'ad Laura Cioli, sicuramente in uscita.

Marcello Zacchè

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