Le 50 sfumature hanno aperto le cateratte. E.L. James proponeva un erotismo con qualche scena esplicita. Era la solita storia del del dominatore e della sottomessa. La trilogia era a prova di #metoo, infatti frustate e manette erano regolate da un contratto. Da quel momento, è stata una escalation. Dal sesso esplicito al porno soft. E dal porno soft alla pornografia vera e propria. Il genere ha invaso gli scaffali delle librerie, soprattutto d'estate. Trilogie per tutti i gusti (erotici) dilagano senza freni e sono «spinte» al punto che se fossero film sarebbero vietati ai minori di 18 anni. E qui c'è la vera difficoltà per il recensore. In alcuni di questi volumi non c'è una frase che si possa citare senza incappare nella giustificata ira dei lettori del nostro quotidiano. È necessario quindi girare un po' intorno al cuore (ma altre parti del corpo sarebbero più indicate) della questione. Se un adolescente si trovasse tra le mani un romanzo di questo tipo, potrebbe poi chiedere di essere esonerato dalle lezioni di educazione sessuale. Dopo la lettura avrebbe niente da imparare: l'anatomia delle zone erogene, l'intero kamasutra posizione per posizione e le perversioni più cliccate nei siti pornografici. Eppure questi libri sono esposti in grande evidenza, vicino alle casse, posizione strategica per catturare il lettore occasionale. Quasi ogni editore ha una trilogia pornografica in catalogo. In effetti, vendono in tutto il mondo. Le cifre mosse da questi libri sono da capogiro: si contano in milioni le copie vendute e anche gli anticipi agli autori. Parte di questo mondo emerge dall'autopubblicazione su piattaforme tipo Amazon dove sono tra i prodotti più richiesti. Quali sono gli stereotipi esaltati in questi romanzi? Innanzi tutto si direbbe che siano scritti da donne per un pubblico femminile. Si capisce dal tipo di «prestazioni» fornite dai maschi.
Gli uomini sono sempre muscolosi, danarosi, intelligenti. Sono maghi della finanza, amministratori delegati, manager con aereo privato. Escono tutti da Harvard ma sembra che abbiano passato più tempo in palestra che in biblioteca. Sono duri e sfuggenti ma anche romantici. Brutali quando serve, hanno il potere di scatenare orgasmi a ripetizione, uno via l'altro. Le donne si dividono in due tipologie: la donna manager, alle prese col mondo del lavoro e in cerca della femminilità perduta o nascosta. Oppure sono timide ragazzine alle prime esperienze in azienda, invariabilmente sedotte da un uomo misterioso, che poi si rivela essere l'amministratore delegato o giù di lì.
International Guy (Mondadori) di Audrey Carlan racconta le vicende di un trio di imprenditori che promettono di sistemare qualunque problema abbia una donna manager. Ci sono l'esperto di finanza, l'esperto di look e l'esperto di sesso. Da notare che l'esperto della finanza è in grado di reperire milioni sul mercato. Non si capisce quindi perché non saluti i colleghi e non vada a passare la vita in un'isola dei Caraibi. Le clienti sono la solita donna manager, l'attrice più bella del mondo e la principessa della Danimarca. Il magico trio si sposta infatti di Paese in Paese: Parigi, New York, Copenaghen. E qui purtroppo finisce tutto quello che si può raccontare. Solo una cosa. Se un accademico della Crusca decidesse di fare le concordanze di questo libro, probabilmente emergerebbe che la parola più usata è «testicolo» (anche nella variante triviale «palle»).
Se l'accademico della Crusca prendesse in esame la trilogia (King, Queen, Desire, Sem editore) di Meghan March, il risultato sarebbe invece «capezzolo» femminile o maschile, comunque sempre «turgido». Qui c'è perfino una trama. L'avvenente Keira scopre di avere debiti incalcolabili con Mount, il peggiore criminale di New Orleans. Mount però offre un contratto: Keira può pagare in natura. Lei finge di non voler accettare ma è attratta da questo pezzo d'uomo sempre pronto a farla delirare di piacere. Ma anche Keira non scherza. «Lei sgranchisce in un senso e nell'altro la mandibola» è l'unico passo che si possa trascrivere.
Trilogia anche per Newton Compton, The Bridge series a firma di Meredith Wild, scrittrice ed editrice di letteratura erotica che ha sulla coscienza il merito di aver scoperto Audrey Carlan nel mare magnum dell'autopubblicazione. Il primo capitolo della saga si intitola Ogni tuo desiderio, più garbato rispetto a quello inglese: On My Knees, che significa all'incirca in ginocchio (davanti a lui). Ogni tuo desiderio è dedicato a Maya, donna che ha rinunciato all'amore per la carriera.
Ma quel fusto di Cameron, uno stallone allevato nell'esercito e in palestra, potrebbe farle cambiare idea. «Avevo l'acquolina in bocca, volevo assaggiarlo» è la frase meno hard del libro. Non si riferisce a una coscia di pollo o a un tramezzino.Alessandro Gnocchi
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